Scenari inquietanti: chiusa indagine: 18 indagati per rogo della Torre del Moro a Milano

Milano

 La Procura di Milano ha chiuso l’inchiesta a carico di 18 persone accusate di disastro colposo per il rogo che il 29 agosto 2021 devastò la “Torre dei Moro” di via Antonini 32. Lo ha reso noto (“per l’indubitale interesse pubblico) l’Aggiunto Tizana Siciliana che, insieme con la pm Marina Petruzzella, ha coordinato le indagini svolte da vigili del fuoco, polizia locale, polizia di Stato, guardia di finanza e pg del VI dipartimento della Procura. Tra gli indagati ci sono “costruttori-commissionatori della costruzione, committenti dell’opera, venditori degli appartamenti, tecnici incaricati dai costruttori, produttori, distribuotri e installatori dei materiali andati a fuoco”, oltre ai due vigili del fuoco “autori del certificato antincendio rilasciato per il palazzo nel 2011”. Il reato di disastro colposo è contestato “per aver concorso ai vizi di progettazione e di realizzazione degli esterni della costruzione e alla scelta dei pannelli di rivestimento delle vele del palazzo, responsabili dell’incontrollabile propagazione dell’incendio”. La Procura spiega infatti che “l’indagine nel suo complesso, ha disvelato scenari inquietanti (e al contempo istruttivi e che devono servire da monito) su violazioni delle normative sulla sicurezza dei prodotti e su pratiche elusive per il conseguimento di certificazioni e omologazioni, adottati da produttori, distributori e presso istituti di certificazione”. “È infatti emerso che materiali identici e stesse tecniche di messa in opera, che trasformavano il palazzo di Milano in una torcia, sono utilizzati in Italia e in altri Paesi per le facciate di svariati edifici pubblici e civili” si legge ancora nella nota firmato dalla procuratore aggiunto Siciliano, ribadendo che “la tragedia del 2017 della Grenfell Tower di Londra fu dovuta ai rivestimenti della facciata con pannelli ACP (Aluminium Composite Panel) identici a quelli della torre di via Antonini a Milano, imbottiti di polietilene, montati in sospensione col vuoto retrostante, con decine di camini verticali, di altezze anche superiori ai 54 metri, a contatto con gli stessi pannelli altamente combustibili”.

 

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