Carcere minorile Beccaria

Carcere Minorile Beccaria: celle inagibili dopo la rivolta. Quindici detenuti saranno trasferiti

Milano

Sala chiede l’intervento del governo, i sindacati insistono sulle croniche carenze di personale. Una quindicina di detenuti del carcere Beccaria di Milano saranno trasferiti dopo le proteste scoppiate mercoledì pomeriggio e andate avanti fino all’una di notte.
Un provvedimento simile a quello deciso a inizio maggio dopo un incendio all’interno dell’istituto, che difficilmente – a giudicare dalle voci che emergono dall’interno del minorile – servirà a rendere il clima più sereno.
E la politica litiga, con il sindaco Beppe Sala che chiama in causa il governo mentre l’esecutivo rivendica le azioni già messe in atto per migliorare la situazione.

La dinamica delle proteste

La dinamica del pomeriggio di tensione andato in scena l’altro ieri è confermata: la protesta sarebbe scoppiata dopo dei controlli antidroga con i cani effettuati all’interno delle celle.
A complicare la situazione, il provvedimento di isolamento nei confronti di un detenuto che aveva provocato un agente.
I trasferimenti sarebbero necessari non solo per motivi disciplinari ma anche perché alcune celle sono inagibili. Sullo sfondo, il clima avvelenato dall’inchiesta sulle torture in carcere che a fine aprile ha portato all’arresto di 13 poliziotti e alla sospensione di altri 8.
Per le fonti più vicine alla penitenziaria, l’indagine avrebbe instillato una sorta di “senso di impunità” nei detenuti, forti del fatto che le divise sono più restie a intervenire per evitare problemi.

Per Antigone è stata protesta e non rivolta

A sentire i pareri diametralmente opposti, l’esasperazione di ogni evento complicato al Beccaria sarebbe funzionale a dimostrare che il problema sono loro, i detenuti.
Del resto, oltre a invitare a parlare di “protesta” e non di “rivolta”, il presidente dell’associazione Antigone Patrizio Gonnella arriva al punto:
C’è un problema di comprensibile mancanza di fiducia verso l’istituzione. Le proteste vanno affrontate con il dialogo, lavorando per ripristinare quella fiducia, fondamentale tra custodi e custoditi”.

Il sottosegretario Andrea Ostellari

Ma chi deve ripristinarla?
“Abbiamo bisogno di personale in pianta stabile”, scandisce più volte Alfonso Greco del Sappe.
Tra chi non vuol andare al Beccaria, e chi fa domanda per andarsene, il problema sembra essere, se possibile, ancora più serio.
C’è chi parla di un “fuggi fuggi” e snocciola cifre informali: su una cinquantina di agenti presenti (su settanta previsti), venti sono in servizio grazie ai rinforzi temporanei mandati da Roma.
Il governo deve intervenire “necessariamente”, avverte il sindaco Sala.
“In poco meno di 18 mesi, questo governo ha fatto per il Beccaria più di quelli che lo hanno preceduto negli ultimi 10 anni”, ribatte il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari, “soffiare sul fuoco non aiuta né gli agenti, né gli educatori, né i detenuti”.
Il problema è chi, e come, può spegnere l’incendio.

Polizia Penitenziaria

 

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