Case popolari

Il Salva-Sala

Milano

Si sta accelerando l’iter del decreto che i giornali hanno chiamato “Salva Milano”. La vera domanda è, però, se a salvarsi sarà davvero la città e non il suo primo cittadino. Ce ne parla Franco Vassallo, già Consigliere di Municipio 7.

“Non voglio fare polemiche con il Governo, o con un vice Presidente del Consiglio, ma io ho davvero un enorme dubbio: cosa fa pensare a Salvini che per salvare Milano servano più grattacieli? Lo domando, davvero, senza polemica. Perché quando si costruirono i primi grattacieli in Italia io ero assolutamente a favore. Sono passati due decenni e oggi la situazione credo ci sia sfuggita di mano. Non lo credo solo io, peraltro.

Certo, a Milano c’è fame di case, mi pare chiaro. Ma pensare che trasformare quelle di ringhiere in condomini stile sovietico non capisco come dovrebbe migliorare la questione. Certo, quest’anno la città perderà 150 milioni e il rischio di un passivo di bilancio è molto concreto. Ma ad una certa è il caso che chi ha creato questo modello di (sotto)sviluppo faccia i conti con se stesso e chieda scusa. Perché, anche se all’improvviso, è successo quello che sarebbe dovuto succedere in ogni caso: è scoppiata la bolla immobiliare.

Invece di prenderne atto, qualcuno vorrebbe istituzionalizzare il sistema con cui si saccheggiava la città di luce e territorio in cambio della salvezza dei conti di Milano. Io, invece, credo che se il sistema non è sostenibile e autosufficiente, si deve cambiare il sistema. Altrimenti, messa questa toppa, compreremo qualche anno. Poi alla prossima crisi immobiliare pagheremo tutto con gli interessi.

Giusto, per carità, illuminare le ombre in materia di interpretazione legislativa. Ma non si può fare arrivando ad autorizzare grattacieli nei parchi (Parco delle Cave), immediatamente a ridosso (via Crescenzago) o al posto di essi (come in alcuni degli altri 13 sequestri, probabilmente). E soprattutto non si può continuare a sognare in grande, vedi questione Meazza, con i soldi degli altri. Milano deve stare in piedi su quello che produce, non sulla svendita. Di terreni, concessioni e interi caseggiati popolari.

E se questo non è possibile, prendiamone atto e ricostruiamo tutto dalle fondamenta. Sarà dura, perché dovremo rinunciare alla scintillante città dell’Expo. Ma lo sarà meno che calciare i problemi in fondo alla strada. Si può, infatti, ignorare la realtà. Per qualche tempo, almeno. Ma non si può ignorare le conseguenze di ignorare la realtà”

2 thoughts on “Il Salva-Sala

  1. Purtroppo salvini è sempre stato un sostenitore dei grattacieli in Milano. Mi fa specie però vedere che alla stregua di questa situazione, abbia intenzione di aiutare il feudatario sala piuttosto che ostacolarlo e, perché no, fare in modo di mandarlo via in anticipo. Tanto i grattacieli avrebbero potuto aspettare un’altra giunta. Qui, salvini si sta tirando una zappa sui piedi sostenendo il piano edile dell’attuale giunta.

  2. Il gioco dell’invenzione della Milano da vendere.
    Si prende una città grigia e indaffarata al passaggio dall’economia post industriale a quella dei servizi. Si potenziano i fattori attrattivi per gli investimenti nelle università e nelle imprese del terziario di ogni tipo, con il condimento di qualche locale regalato alla creatività ed il trucco di stitici parchetti, utilizzati come esca per il consenso politico del popolo di sinistra e dei verdi.
    In più ci si inventa la favola della città per turisti perché di turistico Milano ha ben poco. Piuttosto per turisti dello shopping di extra lusso.
    Questo ha fatto salire l’interesse per l’investimento nell’edilizia in costruzione e negli appartamenti esistenti, sia per speculazione attendendo la loro rivalutazione sia come deposito sicuro dei propri denari. Non che prima questi fattori non fossero presenti ma ora sono esplosi. Milano è la città dove comprare una casa. E lasciarla vuota…
    Con la scusa della rigenerazione di ogni oscuro pertugio della città, si è scatenata la più selvaggia gentrificazione
    a bassissimi oneri di urbanizzazione. L’ansia e la fretta di riempire ogni prospettiva ancora libera, o tosto liberata da padiglioni fieristici o scali ferroviari, con ogni tipo di assurdo grattacielo o orribili palazzoni, hanno portato i funzionari del comune ad un comodo laissez faire con la diffusione delle Scia.
    Ora ci si domanda, facendo un parallelo con lo scandalo del porto di Genova, possibile che nulla sia rimasto attaccato a qualche manina appiccicosa?

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