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Chi era Cesare Stevan per Milano e per la facoltà di Architettura: parlano gli amici collaboratori e colleghi

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Chi era Cesare Stevan per Milano e per la facoltà di Architettura: parlano gli amici collaboratori e colleghi.

La visione lucida e intuitiva di Cesare Stevan per una Milano “ Sociale” con la voce e il ricordo dell’amico e collega prof. Fabrizio Schiaffonati, ordinario di Tecnologia dell’Architettura.

Gli anni Sessanta hanno rappresentato un profondo cambiamento della società italiana, nel segno del Riformismo e della Democrazia. Col primo Centrosinistra, già anticipato a Milano, la questione urbanistica è diventata peculiare per il governo del territorio e della città coi grandi quartieri periferici per far fronte alle ondate migratorie. La Facoltà di Architettura è stato un importante luogo di stimolo al dibattito e alle decisioni politiche. Anche con una contestazione, ma con la consapevolezza dell’importanza della conoscenza per ogni trasformazione progressiva, una dialettica senza travalicare il confronto e il rispetto delle idee.

Cesare Stevan era già attivo giovane studente, con un carisma che gli derivava dal rispetto per le istituzioni, con la consapevolezza che il Politecnico, tra queste, riveste un ruolo fondamentale nella moderna formazione e nell’indirizzare i processi produttivi. Per tradizione, storia e vocazione scientifica, nel solco dell’illuminismo milanese. Stupiva già allora la sua scelta di un impegno prioritario per l’urbanistica, anteposta ad ogni visione accademica dell’architettura e a ogni narcisistico estetismo, per affermare invece senza compromessi il valore sociale dell’architettura. Il che sembrerebbe scontato, ma così non è ancor oggi con il prevalere di una narrazione in cui l’architettura diventa autoreferenziale oscurando questo postulato sociale.

Non a caso Stevan è stato il primo Professore Ordinario di Architettura Sociale, una disciplina da lui fondata e strutturata, a cui si è dedicato con importanti studi, in particolare per i servizi della sanità. Un ruolo assunto contemporaneamente alla sua elezione a Preside. Una elezione che ha rappresentato un ulteriore spartiacque, fondamentale per una linea pluralista della Facoltà, per la libertà d’insegnamento con un approccio interdisciplinare in grado di cogliere le trasformazioni, senza presunzioni e arroccamenti. La sua vita è stata quindi permeata da questa dedizione, ideale e pratica di un socialismo riformista che a Milano ha avuto radici profonde.

Vent’anni di una Presidenza senza la costruzione di un sistema di potere, ma con l’ascolto da cui derivavano orientamenti da assumere nello spirito del coinvolgimento e della condivisione, per una comunità scientifica allargata interrelata con i contesti esterni. Dedito all’insegnamento e al governo della istituzione, nella convinzione che un docente debba avere questo duplice ruolo, e fungere da esempio di disponibilità.

Gli anni Ottanta e Novanta coi nuovi ordinamenti didattici sono stati complessi, ma la sua profonda conoscenza dei problemi dell’università di massa è stata fondamentale per ridefinire un assetto della Facoltà con nuovi indirizzi e corsi di laurea, in grado di corrispondere alle trasformazioni del mercato del lavoro e alle nuove istanze scientifiche e culturali.

Molto si potrebbe dire del suo rapporto umano, ma superando ogni commozione è importante sottolineare i tratti di una personalità che ha operato per un positivo cambiamento e il cui insegnamento è necessario proprio oggi nella scuola, con l’emergere di episodi di intolleranza e difficoltà di dialogo.”

Il prof. Aldo Castellano, ordinario di Storia dell’Architettura Contemporanea fu il collaboratore più vicino a Cesare Stevan. Ecco le sue parole:

“Cesare Stevan, già preside della Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, dal 1982 al 2002, e professore emerito dell’Ateneo, è morto il 12 maggio scorso. Aveva 87 anni. Aveva ereditato una scuola sconvolta dai rivolgimenti della contestazione giovanile della seconda metà degli anni Sessanta e da un crescente, abnorme, numero di iscritti, e la trasformò con pazienza, equilibrio, lungimiranza e altrettanta determinazione nella più prestigiosa facoltà di Architettura italiana e in una delle prime al mondo fin dagli anni Novanta. Ha aperto il polo del Politecnico a Mantova con corsi di architettura, e, con lungimiranza strategica, ha individuato nella Bovisa il nuovo luogo di sviluppo urbano dell’Ateneo, dove poi ha contribuito massimamente anche alla fondazione della terza Facoltà del Politecnico: quella di Design. Profondamente rispettoso del pluralismo culturale, difeso contro ogni tentativo di ridurre gli spazi del dibattito e della sperimentazione di nuovi indirizzi didattici e nuovi insegnamenti più rispondenti ai tempi presenti, e sempre animato da un altissimo senso istituzionale, Cesare Stevan è stato, sullo scorcio del Novecento e dei primi anni Duemila, una figura centrale nella storia dell’Ateneo milanese.”

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