Si pensava, si temeva che la festa della Liberazione potesse mettere in scena un evento di violenta contrapposizione ideologica irrazionale, e così è stato. Festa della Liberazione e della pacificazione, nell’unità di tutti gli italiani dovrebbe essere perché così recitano le intenzioni, nel ricordo della fine di una guerra subita e sanguinosa. Il dramma voluto con forza divisiva ieri è stato sangue verbale di insulti, di offese, interpretazioni della storia vomitate da idee indigeste e scorrettezze anche fisiche di prevaricazioni.
La Brigata Ebraica, da subito individuata, mostrava i cartelli con la stella di David coi nomi dei campi di concentramento. “Studiate la storia, ignoranti“, hanno replicato alle minacce e offese dei manifestanti che gridavano “Sionisti sciacalli, assassini“. “Dal Donbass alla Palestina, Usa criminale, Nato Assassina“. “Fate schifo, Gaza vincerà“. E ancora scontri verbali, spintoni all’ombra del Duomo, tra singoli manifestanti pro-Palestina e sostenitori della causa israeliana.
E si formava un corteo dei collettivi rossi e degli antagonisti, guidati dall’ormai immancabile organizzazione giovanile comunista Cambiare Rotta che era seguita dalla polizia.
Un trionfo di bandiere palestinesi al grido “Settantacinque anni di guerra e di rapina, fuori i sionisti dalla Palestina“. Oppure: “All’imperialismo non perdoniamo niente: occhio per occhio, dente per dente“. Il contenimento dei City Angels e soprattutto delle Forze dell’Ordine è stato esemplare, nonostante siano state scagliate sedie contro i baschi e contro i giornalisti.
Da ultimo, come si conviene a un divo, il monologo enfatizzato e divisivo di Scurati.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano