Il turismo lento e sostenibile in Italia offre un modo affascinante di esplorare il Paese: con un’ampia rete di treni e ferrovie dismesse trasformate in ciclovie, per un’immersione completa tra città storiche, paesaggi pittoreschi e destinazioni culturali.
Il turismo sta vivendo una significativa trasformazione, con un crescente spostamento verso modelli di consumo più attivi e coinvolgenti. I viaggiatori moderni cercano esperienze che non solo siano memorabili, ma che li rendano anche protagonisti attivi delle loro vacanze. In questo contesto, si afferma sempre più lo “slow tourism“, un approccio che privilegia la sostenibilità e l’autenticità dei territori, incentivando forme di mobilità dolce e valorizzando, laddove possibile, i patrimoni dismessi. La rete ferroviaria ad esempio emerge come strumento chiave per valorizzare questo tipo di turismo che, non soltanto riduce l’impatto ambientale ma arricchisce anche significativamente l’esperienza del viaggiatore, permettendogli di scoprire il territorio in modo più autentico e completo. La rete ferroviaria nazionale assume un ruolo cruciale, non solo come infrastruttura di trasporto, ma anche come strumento per il rafforzamento e il riutilizzo del patrimonio territoriale, specialmente in aree periferiche e meno sviluppate. La rete ferroviaria, estesa e capillare, offre l’opportunità di stabilire relazioni cooperative e di rafforzare le comunità locali, trasformando il patrimonio ferroviario abbandonato in una risorsa vitale. La promozione e l’utilizzo dei patrimoni storici e culturali si lega indissolubilmente a una rete di trasporto efficiente che supporta l’offerta turistica. Di recente, l’introduzione di treni storici e nuove proposte di turismo ferroviario hanno arricchito l’offerta turistica nazionale, come delineato dal Piano Strategico del Turismo 2017/2022 e dal Piano Straordinario della Mobilità Turistica 2017/2022.
Secondo AMoDo, Alleanza Mobilità Dolce, rete di oltre 40 associazioni unite per promuovere il turismo slow, integrato con altre forme di mobilità dolce come cammini e bicicletta, ‘in Italia si contano 2.754 km di ferrovie sospese al trasporto passeggeri. Di queste, 1.389 km hanno un servizio turistico solo a richiesta, su tratte parziali e solo tramite prenotazione di gruppi. I restanti 1.365 km, circa la metà del totale, sono linee sospese o interrotte’.
Il turismo ferroviario in Italia offre un modo affascinante di esplorare il paese, con un’ampia rete di treni che collega città storiche, paesaggi pittoreschi e destinazioni culturali. L’Italia è nota per i suoi treni veloci, come il Frecciarossa, che collegano rapidamente le principali città, ma anche per i suoi treni regionali e le linee panoramiche che offrono viaggi più lenti ma altrettanto incantevoli attraverso regioni diverse. Una delle esperienze più note nel turismo ferroviario italiano è il viaggio lungo le Ferrovie dello Stato, che offre itinerari scenografici come la tratta che attraversa le Cinque Terre o la linea del Bernina Express che si estende fino alla Svizzera.
Storicamente, molte linee ferroviarie italiane sono state marginalizzate con l’avvento di alternative più veloci e moderne. Tuttavia, la bellezza e l’importanza storica di queste linee non sono state dimenticate. Nel 2017, il riconoscimento della loro importanza ha portato all’adozione di una legge dedicata alle ferrovie storiche, che ha offerto una nuova vita a questi binari come infrastrutture turistiche e culturali.
Nel 2013 per volontà di FS Italiane, Trenitalia e Rete Ferroviaria Italiana, nasce la Fondazione FS – con l’intento di dare un futuro organico e sicuro ad un “patrimonio di famiglia” di dimensione nazionale: scorgendo grandi potenzialità nel recupero dei rotabili e dei binari antichi per uso turistico. Oggi la Fondazione FS è la fondazione ferroviaria più grande d’Europa, da qui sono nati tutti i progetti di ripristino messi in atto negli anni a partire dal restauro del Museo di Pietrarsa, al progetto “Binari senza Tempo”, al recupero degli elettrotreni di lusso Arlecchino e Settebello, al riordino e digitalizzazione degli archivi storici.
Binari senza tempo mira a promuovere la riscoperta del patrimonio culturale e paesaggistico italiano, offrendo itinerari unici che si distaccano dai circuiti turistici tradizionali. Le offerte variano da percorsi per gli amanti della montagna a tragitti che si addentrano nelle coste italiane, esplorando anche piccoli borghi, parchi naturali, e includendo percorsi dedicati allo sport e al benessere. Si aggiungono anche linee specializzate che connettono i 33 siti italiani riconosciuti come patrimonio mondiale dell’UNESCO.
Per arricchire ulteriormente l’esperienza del viaggiatore, i servizi si articolano in tre principali categorie: gli itinerari di lusso come la Dolce Vita Orient Express, un progetto che risveglia il glamour e lo splendore degli anni ’60 e ’70 italiani. I viaggi partiranno dalla primavera del 2025 e promettono ai viaggiatori un’esperienza ferroviaria senza pari, ricca di cultura, design e gastronomia, celebrando l’epoca d’oro del design italiano.
Altra categoria è l’Espresso e Treni Storici, che comprende percorsi, anche notturni, tra le principali destinazioni turistiche italiane. Questi treni vantano carrozze vintage restaurate e offrono diversi servizi a bordo, tra cui cucina espressa, carrozze letto, spazi per riunioni e facilitazioni per il trasporto di biciclette, sci e altri mezzi di mobilità sostenibile. Infine gli Omnibus-Regionali che durante i fine settimana propongono tariffe ridotte su linee che attraversano luoghi di interesse paesaggistico e naturalistico, noti per le tradizioni eno-gastronomiche locali.
“Le Ferrovie sono parte del vissuto di tutti gli italiani fin dalla nascita del Paese, sono parte fondamentale della sua storia, ne rappresentano il desiderio e la possibilità di cambiamento, di sviluppo, di modernità, di ricerca di nuove e più positive realtà – spiega Luigi Armati Cantamessa, Direttore Generale della Fondazione FS – la cultura ferroviaria è qualcosa di estremamente umano e lontano dal ferro e dai treni, è una disciplina umanistica perché, al di là del rigidismo dell’ingegneria ferroviaria, mette il treno tra gli elementi centrali dello sviluppo della società italiana”.
Nel contesto del turismo sostenibile e dell’innovazione il cicloturismo rappresenta una forma di turismo lento che ben si integra con quello ferroviario: le ferrovie dismesse rappresentano in Italia un patrimonio di oltre 5.000 km. Nel 2023 il cicloturismo ha generato 56,8 milioni di presenze e un impatto economico di oltre 5,5 miliardi di euro, segnando un aumento del 35% rispetto al 2022 e del 19% rispetto al 2019.Questi dati emergono dal quarto Rapporto ISNART – Legambiente, realizzato in collaborazione con Bikenomist e presentato durante il forum di apertura della fiera del Cicloturismo a Bologna.
“Come dimostrato recentemente dallo studio ISNART-Legambiente in Italia il cicloturismo sta crescendo in modo significativo– spiega Fabio Forlani, socio SISTUR e presidente del Corso di Laurea in Economia e Management del Turismo all’Università di Perugia – Ma come si ottengono questi risultati? Ci sono dei modelli di riferimento? Dalle ricerche effettuate dal nostro corso di laurea è emerso che non esiste un unico modello vincente, ma che ad ottimi risultati si possa arrivare con formule differenti.
Ad esempio studiando 4 aree particolarmente attive dal punto di vista del cicloturismo (Trentino, Riviera Romagnola, Strade bianche del Senese, Via dei Trabocchi in Abruzzo) è emerso che siano risultate vincenti più formule per “cucinare” ingredienti comuni: bellezza paesaggistica, percorsi ciclistici, strade sicure, eventi ciclistici, ospitalità specializzata e servizi, investimenti promozionali. Dall’analisi dei flussi cicloturistici generati dagli eventi – prosegue Forlani – risulta come il fenomeno sia particolarmente utile per lo sviluppo turistico dei piccoli centri (il 50% degli eventi ciclistici viene organizzato in comuni sotto i 15.000 abitanti) preferito per le bellezze paesaggistiche, l’autenticità dell’offerta e per la presenza di strade a basso traffico. Altro dato significativo che favorisce lo sviluppo del cicloturismo nelle aree “marginali” è una stagionalità che si integra bene con quella classica del turismo delle aree verdi e collinari. Infatti gli eventi cicloturistici sono concentrati nei mesi primaverili e autunnali contribuendo in modo significativo alla destagionalizzazione dell’offerta. La principale sfida per gli imprenditori turistici è di tipo culturale, occorre infatti capire che questa tipologia di domanda ha esigenze e aspettative specifiche a cui bisogna rispondere con offerte mirate, costruite in modo professionale e non improvvisato”.
Nel cicloturismo italiano alcune regioni emergono con una forte presenza e popolarità: il Trentino-Alto Adige, la Lombardia, l’Emilia-Romagna e l’Abruzzo seguite da Valle d’Aosta e Toscana. Al contrario, le regioni del Mezzogiorno come la Basilicata, la Calabria e la Sicilia, insieme al Friuli-Venezia Giulia nel Nord-Est, registrano prestazioni inferiori in termini di cicloturismo, con molti comuni che appaiono meno performanti.
Secondo i dati Eurostat, l’Italia è il terzo paese europeo per produzione di biciclette dietro Portogallo e Romania. Ne produciamo 2,5 milioni all’anno (contro 2,6 e 2,7 dei primi due) e con un giro di affari enorme, sia di vendite che di indotto, come il cicloturismo, che nel 2022 è arrivato a 7,4 miliardi di euro di fatturato, eppure nella classifica della ciclabilità in Europa siamo al 25° posto su 31, dopo la Grecia e prima della Lettonia.
La realizzazione di ciclovie per scopi ricreativi e turistici è diventata una priorità per molte amministrazioni locali, che vedono nell’incremento della ciclabilità un modo per valorizzare il proprio territorio in chiave sostenibile, di fondamentale importanza la collaborazione con istituzioni locali, nazionali e associazioni, poiché permette di integrare le risorse, ottimizzare le infrastrutture esistenti e promuovere un’offerta turistica che rispetti l’ambiente e valorizzi il patrimonio culturale e paesaggistico.
Per i cicloturisti – come si evince dal Rapporto ISNART – la scelta della destinazione di viaggio dipende fortemente da vari fattori cruciali. L’accessibilità delle strade e dei percorsi ciclabili è fondamentale, con 8 su 10 considerano questo aspetto decisivo. Questo richiede che i percorsi siano adatti e sicuri per il ciclismo, un’analisi che viene generalmente effettuata durante la pianificazione del viaggio.
Un altro aspetto importante è la sostenibilità: circa il 66% dei cicloturisti valuta positivamente le destinazioni attente all’ambiente, riflettendo il desiderio di un’esperienza di viaggio eco-compatibile. Anche la qualità dei servizi offerti è determinante per oltre il 63% dei partecipanti al sondaggio, con un focus particolare sulle strutture ricettive e l’offerta enogastronomica locale.
I servizi specifici per i cicloturisti sono essenziali: i parcheggi custoditi per le biciclette sono visti come indispensabili per godere serenamente dell’esperienza locale, garantendo la sicurezza dei mezzi durante la visita di attrazioni o il soggiorno in albergo. Così come la sicurezza dei percorsi, segnalazioni chiare e informazioni precise sono necessarie per un’esperienza cicloturistica senza problemi. Infine, la disponibilità di assistenza tecnica specializzata sul posto è cruciale per affrontare eventuali inconvenienti meccanici, completando il quadro di un’esperienza cicloturistica ideale.
“Il cicloturismo in Italia sta attraversando una fase di crescita rapida e un po’ caotica – conclude il Rapporto – Questo fenomeno si caratterizza per una mescolanza di aspetti positivi e sfide, in un contesto che manca di coordinamento e di una visione condivisa su scala nazionale. Attualmente, non esiste una politica nazionale ben definita per il cicloturismo, il che limita la capacità di questo settore di competere alla pari con altre offerte turistiche più consolidate in Italia e di sfruttare appieno le sue potenzialità di mercato. Un approccio più coordinato e una politica nazionale chiara potrebbero non solo migliorare la struttura del cicloturismo in Italia, ma anche posizionarlo come un prodotto turistico di primaria importanza, in grado di attirare più visitatori e generare significativi benefici economici, culturali e ambientali”.
“I punti di maggior debolezza sono rappresentati dal problema della governance territoriale, ed infatti i Comuni sono gli Enti Competenti a realizzare zare questa infrastruttura leggera – spiega Fabrizio Antolini, presidente della SISTUR Società Italiana Scienze del Turismo– spesso accade che per i tratti nei quali la competenza territoriale non è chiara, l’opera, relativamente a quella tratta, rimane incompiuta per anni. L’altro aspetto è la capacità di spesa del turismo in biciletta, sulla quale esistono valutazioni differenti, dal momento che questo segmento di mercato dovrebbe essere incline ad uno stile di vita a contatto con la natura, e quindi non necessariamente “lussuoso”. Infine vi è l’aspetto relativo alle strutture ricettive: troppo pochi sono, se paragonati alla Francia, i bike hotel”.
La Francia, con oltre 9 milioni di viaggi in bicicletta annuali, punta a diventare la prima destinazione cicloturistica in Europa, grazie a “Le Plan Vélo“, un’iniziativa per rafforzare l’infrastruttura ciclistica e incrementare il turismo legato a questa pratica. Questo piano si avvale di un budget di 6 miliardi di euro per il periodo 2023-2027, e l’obiettivo è di rendere la bicicletta parte integrante della vita quotidiana francese. Le misure includono programmi di formazione ciclistica per i giovani, incentivi fiscali per le aziende che promuovono la mobilità in bicicletta tra i loro dipendenti, e sostegni finanziari per l’acquisto di biciclette ecologiche. Inoltre prevede lo sviluppo di nuove ciclovie e il miglioramento dei servizi per i ciclisti, con l’obiettivo di raddoppiare i chilometri.
Giornalista, autrice e conduttrice tv ha prodotto per quasi un decennio un noto programma televisivo sull’arte e la cultura in Sicilia, Profile Magazine tv.
Scrive per diverse testate ed è stata Direttore Responsabile di CulturaIdentità.
Oggi è Coordinatore Nazionale e responsabile della comunicazione dell’Unione Nazionale Vittime(UNAVI).