Il nuovo volto del pellegrinaggio: dall’antichità al turismo sostenibile
Il fenomeno emergente del turismo dei cammini in Italia è un ambito che ha catturato l’attenzione della Società Italiana di Scienze del turismo SISTUR – impegnata nello studio e nella promozione di pratiche turistiche innovative e sostenibili – che considera il turismo dei cammini come un’espressione ideale del turismo lento e responsabile. Integrando aspetti di pellegrinaggio, turismo religioso-spirituale e un approccio ‘slow’ al viaggio, il turismo dei cammini offre un’esperienza ricca e multiforme.
Il Ministero del Turismo – con una dotazione di 4,5 milioni di euro per il rilancio e la promozione turistica dei cammini religiosi – ha stabilito un Fondo per la valorizzazione di immobili pubblici lungo i percorsi, il miglioramento della fruibilità dei cammini, e la promozione turistica attraverso canali digitali. Un aspetto cruciale è la creazione di un catalogo digitale dei cammini religiosi, che servirà come strumento permanente per la promozione e valorizzazione di questi itinerari, specialmente in vista del Giubileo 2025.
Secondo un’analisi dettagliata dei “cammini” italiani studiati dal gruppo di ricerca dell’Università di Perugia, i cammini sono prevalentemente concentrati in Toscana (15), Umbria (13), Emilia Romagna (12), Lazio (11), Trentino-Alto Adige (10), Lombardia (9), Veneto (7), Liguria (5), Friuli-Venezia Giulia (4), Pie monte (3), Basilicata, Calabria, Campania, Marche, Puglia, Sicilia e Valle d’Aosta (2), Abruzzo, Molise e Sardegna (1).
Proprio di questi ultimi giorni è la notizia del riconoscimento, proprio da parte del Ministero -di un nuovo percorso – il Cammino di Sant’Elena, che si snoda per 80 chilometri lungo il Medio e l’Alto Molise, partendo da Sant’Elena Sannita e passando per San Pietro in Valle/Frosolone, Duronia, Civitanova del Sannio, Chiauci, Pietrabbondante, Castelverrino, Agnone.
Attraverso l’analisi di esperti esaminiamo come questa forma di turismo si evolva, mantenendo un legame con la sua storica dimensione spirituale, pur adattandosi alle esigenze del viaggiatore moderno.
Il fenomeno del pellegrinaggio, secondo Simone Splendiani e Fabio Forlani – autori de ‘Il turismo dei cammini per la valorizzazione delle destinazioni italiane’ ed. Franco Angeli – ha origini antichissime e deriva dal termine latino “peregrinatio“. Inizialmente, fino al quattordicesimo secolo, aveva un carattere prettamente religioso, incentrato su voti, penitenze, preghiere e suppliche per guarigioni miracolose. Tuttavia, nel corso dei secoli, e in particolare nel ventesimo, il pellegrinaggio ha subìto un processo di secolarizzazione parallelo ai cambiamenti nella società europea. Ciò ha trasformato i pellegrini medievali in viaggiatori moderni, dove il motivo religioso è diventato più un retaggio che una ragione primaria. Oggi, questo fenomeno sta guadagnando interesse globale, offrendo esperienze autentiche e trasformative ai turisti, mentre permette lo sviluppo sostenibile – ambientale, economico e sociale – delle comunità ospitanti.
La religione gioca un ruolo significativo nel turismo globale, influenzando sia le motivazioni dei viaggiatori sia contribuendo alla ricchezza del patrimonio culturale. Circa il 20% del patrimonio culturale mondiale, secondo l’UNESCO, ha una connessione con l’elemento religioso o spirituale.
Il turismo religioso comprende viaggi intrapresi per visitare luoghi considerati spiritualmente importanti, con motivazioni che variano a seconda delle credenze e del contesto sociale degli individui, mentre il pellegrinaggio implica un viaggio verso una destinazione religiosa, spesso caratterizzato da austerità e fatica, il turismo religioso può includere anche motivazioni culturali. Secondo una ricerca con un focus particolare sul Cammino di Santiago e sul turismo religioso in generale, il 35% dei pellegrini è motivato principalmente da ragioni religiose, mentre il 39% da svago e piacere, e il 33% da motivi culturali. Inoltre il viaggio verso destinazioni religiose è spesso ispirato da esigenze educative, conoscitive, o di contemplazione di opere d’arte sacra, oltre alla volontà di godere del paesaggio e della gastronomia locale, per questo motivo si parla di pellegrinaggio post-moderno, che va oltre la religiosità, essendo un’esperienza interculturale e interreligiosa.
Dalla Valle D’Aosta alla Sicilia, il turista ha la possibilità di scegliere il suo cammino preferito e certificato: dalla più nota Francigena, che attraversa la Svizzera, l’Italia, Città del Vaticano, le vie che collegavano i territori dominati dai Franchi a Roma in epoca medievale al cammino di San Bartolomeo, che unisce i luoghi dedicati al culto del santo fra Emilia e Toscana. O ancora, il cammino di San Giacomo in Sicilia, circa 130 km in un territorio di valli e montagne da Caltagirone a Capizzi; la via Carolingia, che percorse Carlo Magno da Aquisgrana a Roma nell’800 per essere incoronato Imperatore da papa Leone III; la via Lauretana che collega due importanti mete di pellegrinaggio in Italia, Assisi e Loreto, che fa parte di un antico percorso che portava fino a Roma.
Nel libro “Turismo lento e comunità sostenibili“, ed. Contanima, con la prefazione di Giancarlo Dell’Orco (Destination Manager, Formatore ed Esperto di Network Territoriali) e l’introduzione di Bruno S. Sergi (Harvard University e Università di Messina), l’autore Filippo Grasso – esperto di turismo, professore di Analisi di Mercato nel corso di laurea in Scienze del Turismo Università di Messina – esplora la necessità di una trasformazione radicale nel modo in cui concepiamo e viviamo il turismo. “E’ necessario un approccio olistico – spiega Grasso – coinvolgendo amministratori locali, imprese turistiche e viaggiatori stessi. Si tratta di un autentico cambio di paradigma, un approccio inclusivo che coinvolge amministratori locali, imprese turistiche e consumatori. In tutte le regioni hanno attivato attività relative ai cammini. Chi più chi meno hanno colto l’opportunità di regolamentare i servizi e istituzionalizzare i percorsi e itinerari partendo dai sentieri antichi che toccano borghi, piccoli comuni, aree rurali e città – continua Grasso – i cammini religiosi sono stati quelli più gettonati e quelli più semplici da gestire avendo accanto le diocesi o le parrocchie. I cammini non religiosi si sono avvalsi dell’accoglienza ed ospitalità dalle comunità locali che si sono, di volta in volta, rese disponibili. Sia a livello di assessorati regionali e ministero del turismo sono stati istituzionalizzati i cammini attraverso appositi “cataloghi o atlanti dei cammini” previa valutazione da parte di commissioni competenti secondo criteri ben precisi. Tutto il territorio nazionale ne ha beneficiato in termini di ritorno economico, sociale e spirituale. Questo dei cammini è un target bene impostato che per il futuro avrà, per esempio, un ritorno non indifferente per la rigenerazione dei borghie per il turismo di radici (viaggiatori di ritorno). La Chiesa, da sempre seppure in forme diverse, sullo slow tourism anticipa di molto il futuro turistico dei nostri territori.

Giornalista, autrice e conduttrice tv ha prodotto per quasi un decennio un noto programma televisivo sull’arte e la cultura in Sicilia, Profile Magazine tv.
Scrive per diverse testate ed è stata Direttore Responsabile di CulturaIdentità.
Oggi è Coordinatore Nazionale e responsabile della comunicazione dell’Unione Nazionale Vittime(UNAVI).