La voce di Mario Draghi, potente, competente, accorata.
In un intervenuto in occasione di un evento del quotidiano economico-finanziario britannico Financial Times, ha toccato diversi ambiti cruciali. La sua visione a vasto raggio va dal ruolo dell’Ue al rischio recessione passando per le priorità dell’agenda europea e per il modello geopolitico post-bellico.
Il Giornale relaziona i punti chiave affrontati.
“La strigliata all’Ue
Draghi ha puntato l’attenzione su quella che ha definito “una lunga serie di arretramenti sui nostri valori fondamentali” che si è verificata prima della guerra in Ucraina. A tal proposito ha citato gli esempi dell’ammissione della Russia al G8 nonostante il mancato riconoscimento della sovranità ucraina, la promessa mancata di un intervento in Siria nel caso in cui Assad avesse usato il gas come arma, la Crimea e il ritiro dall’Afghanistan. Episodi che, dal suo punto di vista, vanno interpretati come elementi in grado di fornire una lezione ben precisa: “Non dobbiamo mai scendere a compromessi sui nostri valori fondamentali“.
Valori come pace, democrazia, libertà e sovranità nazionale che in questo particolare momento storico rappresentano i capisaldi della tenuta dell’Occidente e la cui importanza merita di essere sottolineata ancora una volta per una reazione doverosa che non lasci spazio all’immobilismo. “Non c’è alternativa che vincere questa guerra“, ha aggiunto. Facendo notare che l’ascesa di autocrazie e di democrazie illiberali, accompagnata dalle negazioni dei diritti civili e dalle violazioni dei diritti umani, costituisce l’identità del nemico da affrontare a viso aperto: “Dobbiamo combattere, ciascuno nella propria sfera personale ma anche collettivamente, per fare in modo che la negazione dei nostri valori non prevalga“.
Il rischio recessione
Quanto al rischio recessione nella zona Euro, da parte di Draghi è arrivata una precisazione: ne ha riconosciuto il pericolo, ma allo stesso tempo ha voluto chiarire che “non direi né profondo né destabilizzante“. Questo perché ha reputato “molto alto” il punto di partenza. Sulla lentezza della politica monetaria nel combattere l’inflazione ha spiegato che una causa potrebbe essere nel fatto che “lo shock sul lato dell’offerta è stato dovuto interamente al prezzo del gas, un aumento che è il risultato di una deliberata politica della Russia“. Allo stato attuale l’inflazione sta subendo una fase di calo; gli occhi sono puntati sui primi due trimestri del prossimo anno che forniranno una risposta sulla possibile recessione che, comunque, eventualmente non si prospetta essere destabilizzante.
L’agenda europea
Tra le altre cose Draghi ha evidenziato che ormai “non esiste più” il modello geopolitico su cui l’Europa si è retta dalla fine della Seconda guerra mondiale. Ecco perché, considerando l’importanza di esprimere una visione politica unica e potente nel mondo di oggi, ha ribadito la necessità di “molta, molta più integrazione“. Sui messaggi lanciati spicca il compito di razionalizzare le spese per la difesa, “diventando anche in questo campo una vera Unione anziché un gruppo di Paesi in competizione tra loro“. Senza ovviamente dimenticare il piano dell’energia con l’obiettivo di arrivare a una politica di stoccaggio e di acquisto comune.
Da qui l’avvertimento senza mezzi termini: “O l’Europa agisce insieme diventando un’Unione più profonda, capace di esprimere una politica estera – oltre che economica – e una politica di difesa comune, oppure non sopravvivrà se non come mercato unico“. Infine Draghi (che è stato incaricato dal presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen di preparare un rapporto sul futuro della competitività europea) ha indicato una produttività molto più alta come requisito indispensabile anche per sostenere una società che invecchia: “Possiamo riuscirci solo attraverso investimenti ad alto valore aggiunto e ad alto tasso di tecnologia“.
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