Nel nuovo libro di Roberto Fiorentini: gli affreschi sui muri delle chiese cremonesi raccontano “la ribeca” lo strumento antesignano del violino

Cultura e spettacolo

Un itinerario suggestivo che, iniziando dalle parole pronunciate da Margutte nel Morgante di Luigi Pulci, conduce alla chiesa di San Lorenzo a Fossacaprara e da qui a Santa Maria di Caruberto e alla chiesa vecchia di Scandolara Ravara per concludersi al museo civico Ala Ponzone e all’archivio storico diocesano di Cremona. E’ quello proposto da Roberto Fiorentini in un agile ed elegante libretto edito da Cremonabooks sulle note della ribeca, lo strumento a corda antesignano del violino, portato dagli arabi intono all’VIII secolo, suonato dai giullari e rappresentato,  in virtù del grande successo riscontrato presso i musicanti europei, in un’infinità di affreschi e miniature medievali e rinascimentali.

Nel principio sonar la ribeca mi dilettai” ricorda Fiorentini nel titolo, citando il Pulci per soffermare poi lo sguardo sul ciclo di affreschi devozionali di Fossacaprara, i più antichi presenti in diocesi, databili, come confermato dall’analisi sui materiali condotta da monsignor Achille Bonazzi, in gran parte alla prima metà dell’XI secolo, dove un santo aureolato imbraccia con la sinistra lo strumento, appoggiandolo sulla spalla, e con la destra l’archetto omaggiando una Madonna dallo splendido incarnato che sorregge sulle ginocchia il Bambino. A Caruberto, il ciclo di affreschi cronologicamente più vicino al primo, la ribeca è invece suonata da un angelo rivestito da una tunica bianca con panneggi color vinaccia, posto sul lato di un trono in stile gotico, su cui siede la Madonna col Bambino, riferibile alla prima metà del Quattrocento.

Quasi un secolo più tardi lo strumento ricompare nelle mani di San Genesio nella chiesa vecchia di Scandolara Ravara, affine stilisticamente ad un’analoga raffigurazione nella chiesa di Santa Maria Maddalena databile agli anni immediatamente posteriori al 1484. Il viaggio si conclude al museo civico Alla Ponzone con un dipinto di scuola fiamminga, attribuibile agli inizi del Cinquecento, dove in una piazza, due musicanti suonano una ribeca e una cornamusa, rimandando ad altre interessanti suggestioni. Un libretto agile, che si legge tutto d’un fiato, ed uno stimolo per chi vuole intraprendere un itinerario suggestivo ed originale alla scoperta di quanto la nostra provincia nasconde ancora nel suo scrigno, dove arte e musica costituiscono quel binomio, già indagato da Fiorentini nei suoi precedenti lavori, all’origine di una storia straordinaria.

Fabrizio Loffi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Moderazione dei commenti attiva. Il tuo commento non apparirà immediatamente.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.