Giggino Di Maio e il suo “incarico Ue”. Ma esattamente cosa va a fare, per 12mila euro al mese?

Economia e Politica

Dodicimila euro al mese pagati dalla Commissione europea quale rappresentante della Ue in Medio Oriente con l’incarico di trattare col mondo arabo su gas e petrolio. Questo potrebbe essere il nuovo incarico di Luigi Di Maio, individuato su una quaterna di nomi buona per il teatrino del «salvare le apparenze». Già, perché ci vogliono dare a bere che il fu bibitaro al San Paolo se l’è pure dovuta sudare, che per essere scelto come «profilo migliore» se l’è dovuta vedere con dei concorrenti giudicati da un gruppo indipendente di tecnici, poi con l’Alto rappresentante Ue, Josep Borrell, e infine da chissà quale altro Mega Direttore Generale Lup Mann con sede a Bruxelles. In attesa del verdetto finale in capo al Consiglio d’Europa, l’Europa che fa la morale a tutti, che manda letterine per distruggere sanità pubblica, sistema pensionistico e tanto altro, l’Europa delle trappole a debito come il Pnrr e il Mes, l’Europa del pareggio di bilancio, è pronta all’ennesimo giro di consulenze per ricompensare chi va ricompensato. Tanto più se sul capo del beneficiario sta poggiata la mano di un padrino che conta. E Di Maio ce l’ha eccome: Mario Draghi.

Quindi, ricapitolando. L’ex capo dei Cinquestelle nonché ex ministro di tre dicasteri strategici (Sviluppo economico, Lavoro e Esteri), si becca 12mila euro al mese puliti puliti (sicuramente con altri benefit annessi e connessi, e qualche collaboratore da portarsi dietro) e pure lo status di diplomatico che di questi tempi non è poco visto che a occhio e croce potrebbe ricomprendere immunità e trattamento fiscale Ue. La domanda pero è: cosa deve fare di preciso Giggino Di Maio? Trattare petrolio nell’area del Golfo Persico. Dopo il crolla delle forniture energetiche dalla Russia, l’Unione europea aveva bisogno di rafforzare i canali diplomatici col Medio Oriente; cosa succede però? Che si accorge di non aver l’uomo adatto, il negoziatore skillato ad hoc.

Così che fanno quei diavoli di Bruxelles? Cerca oggi cerca domani, ecco che arrivano alla figura diplomatica di alto profilo per tenere le fila dei rapporti con il mondo arabo, per trattare su gas e petrolio. Ulla peppa! Ridicolo vero? Quella Ue che non viene a capo di nulla dopo tante chiacchiere sul price cap, cioè sul tetto al prezzo del gas, quella Ue dove alla Borsa di Amsterdam si e speculato indisturbati, quella Ue che sulla guerra in Ucraina non ha una posizione, scopre di dover pagare (con soldi dei cittadini europei) Luigi Di Maio per trattare con gli arabi sulle forniture di gas e petrolio. Del resto come lasciarsi sfuggire un mediatore cosi? Uno in grado di passare – senza nemmeno grandi risultati – dai gilet gialli agli sceicchi. La cosa deve essere risultata così grossa pure allo stesso Di Maio che proprio lui si è affrettato a chiudere i profili social per evitare di essere spernacchiato. L’ex ministro degli Esteri dunque si beccherà grazie alla benedizione di Mario Draghi uno stipendio e una posizione: insomma un reddito di sudditanza o reddito di draghianza. Senza nemmeno dover rendere conto del nulla che dovrà fare. Cosa c’è di meglio che dire cose, vedere gente, stringere mani? Ecco, Di Maio sarà pagato per vendere fuffa, che poi -a pensarci bene -e la specialità della casa Cinquestelle cui avevo prestato (da stolto e rinnovo le scuse) la mia faccia. I Cinquestelle sono specialisti nella vendita di fumo e guai a pensare che Di Maio sia l’unico: diciamo che è un top player.

Dall’Elevato alla Taverna, ognuno ha avuto la sua bella giravolta di convenienza: Beppe Grillo pagato profumatamente come consulente nella comunicazione, Crimi e la Taverna assunti dai gruppi, Roberto Fico che si tiene i benefit legati a chi è stato presidente della Camera. In attesa di vedere quali altri ex parlamentari grillini verranno salvati da Conte. Il quale è sicuramente il campione assoluto di ciò che viene imputato a Di Maio: voltar gabbana. In cinque anni, cominciati dall’essere nessuno, Conte ha raggiunto vette assolute: premier sovranista e populista nel primo governo gialloverde; premier europeista col Pd e con Renzi (e ho detto tutto…); alleato con tutti per sostenere Mario Draghi; premier dei dpcm, del lockdown, del vaccino obbligatorio… Insomma uno Zelig della politica talmente bravo da mangiarsi Di Maio. Cui non è rimasto altro che ricicciarsi in Europa. In nome del petrolio.

(Gianluigi Paragone -Il Tempo)

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