Non credo sia corretto lasciare parlare i pavoni del PD, e fare pochissimi commenti personali, perché non saprei restituire al lettore la loro ruota di autoincensamento, ma è giusto sapere che nella lista presentata dal partito ci sono Maran-capolista, Scavuzzo e Granelli. Volti noti che ripeterebbero, qualora fossero eletti, le epiche gesta degli ultimi 5 anni.
Evidenzia Sala “Da quello che vediamo dai vari sondaggi che girano, più o meno credibili, è chiaro che il PD è un asse importante della mia candidatura, nella lista ci sono un po’ di nomi conosciuti uscenti e un po’ di nuovi, mi pare una buona composizione e io ci conto molto perché il successo dipende in parte significativa dal Pd”.
Approvata quindi dalla Direzione metropolitana la lista dei primi 39 candidati del PD alle amministrative di Milano a sostegno della ricandidatura di Giuseppe Sala. A guidare la lista sono Pierfrancesco Maran, Anna Scavuzzo, Lamberto Bertolé, Arianna Censi, Marco Granelli.
Una lista lunga e articolata tra cui per la prima volta esponenti di varia umanità: l’attivista per il clima dei Fridays for Future Sarah Brizzolara (25 anni) e Christina PathirajaMudalige (23 anni) nata a Milano da madre e padre originari dello Sri Lanka, chi è espressione dell’imprenditoria come Domingo Borja, originario delle Filippine e in Italia da 36 anni, la prima donna transgender Monica Romano, il responsabile Diritti del PD Milano e attivista per i diritti LGBTQ+ Michele Albiani, l’attrice Dijana Pavlovic, tra le fondatrici e portavoce di “Kethane – Rom e Sinti per l’Italia”.
Conclude Silvia Roggiani (Quella che ha coniato lo slogan “Chiamami ancora Milano”) con parole ispirate “Donne e uomini ai quali noi diciamo che non sono soli, che vogliamo essere al loro fianco e andare avanti per continuare a cambiare Milano. Vogliamo una città policentrica, da vivere a ’15 minuti’, dove ogni quartiere sia centrale, perché sia più vicina e capace di rispondere ai bisogni e ai desideri nuovi, ma senza rinunciare alla sua anima di metropoli solidale, aperta, inclusiva e internazionale. Una città che dovrà riprendere a correre, senza mai lasciare indietro chi ha più bisogno di maggiori attenzione e cura, i fragili, chi viene discriminato, le donne e i giovani”.
Al lettore le deduzioni