La scelta di dividere l’Italia in zone non è poca cosa e in Lombardia l’occupazione ha subito un duro colpo. La forbice tra la zona rossa e l’arancione è di 176.996 lavoratori in più che non hanno potuto proseguire la loro attività. Mentre nella zona gialla ci sarebbe il via libera per altri 241.161 tra dipendenti e non dell’economia privata. E’ la Cisl Lombardia, sui dati di Unioncamere, Inps e Inali, a quantificare l’importanza della ripartizione in fasce voluta dal Dpcm del 3 novembre sul lavoro privato in Italia.
Secondo la Cisl, nella nostra regione la zona rossa blocca il 10% dei lavoratori,( 473.322 addetti sugli oltre 4,7 milioni presenti in Lombardia). Nello sport e nell’intrattenimento è stato fermato addirittura il 95,7% (43.179 persone). Coinvolto anche il 71,3% del personale di alloggio e ristorazione (241.073) e il 34,3% degli addetti ai servizi alla persona (37.430), esclusi i parrucchieri.
Infine il commercio che in percentuale risulta meno penalizzato con il 17,8% del personale (141.930 lavoratori) inattivo.
Se la Lombardia fosse in zona arancione il numero di lavoratori bloccati scenderebbe notevolmente a 296.326, cioè il 6,3% del totale nell’economia privata, in zona gialla invece i lavoratori fermi calerebbero ancora di più, scendendo a 55.165, solo l’1,2% del totale.
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