Puoi dare del fascista a Winston, non a Boris

Esteri RomaPost

Il giorno dopo la stravittoria dei conservatori filoBrexit in Italia si è preferito parlare delle manifestazioni  ufficiose giovanili filogovernative. Oltre a ciò, si è chiaramente descritta la vittoria del Brexit come un successo del Male, un anello della pericolosa corona che unisce le destre inglese, italiana, francese, austriaca, tedesca ecc. tutte in qualche modo associate, anche senza dimostrazioni pratiche, al nazismo ed al fascismo che furono.

Proprio il leader tory Johnson però, il vincitore del 12 dicembre, è d’impaccio a questa grottesca caricatura poiché si ispira a quell’icona storica dell’antifascismo che fu Sir Winston Churchill di cui si considera un erede politico. Ne ha scritto una biografia bestseller (The Churchill Factor: How One Man Made History, 2014) che non gli è ancora valsa il Nobel ottenuto dall’eminente modello. Ne apprezza ed applica il rude decisionismo leale e diretto, applicando il quale ha eliminato la candidatura tory alle ultime elezioni del nipote di Sir Winston,  Nicholas Soames,  reo di avergli votato contro sulla prospettiva della Brexit No deal, senza accordo del 31 ottobre. D’altronde lealmente l’ex deputato Soames, dopo la vittoria come segretario tory di Boris era tenuto a sostenerlo o a dimettersi dal seggio.

Certo, Winston era un aristocratico di grande lignaggio ed un militare; Boris un borghese newyorkese di nascita con doppia cittadinanza (fino a tre anni fa UK e Usa) cresciuto in una famiglia bianca ma meticcia. Brutali anticomunisti, antirussi e maschilisti sono due fini letterati. Uniti anche dal contrasto duro all’appeasement generale tremebondo. Fatto che se li vede vincitori su un piano democratico, li trova anche tremendamente contrari all’idea che la democrazia sia indecisione. E sull’Europa? Churchill, in vari interventi tra il 1930 e 1951 (The United States of Europe, sul Saturday Evening Post, 15 febbraio 1930. Address given by Winston Churchill at the Congress of Europe in The Hague (7 may 1948),  A Speech at Llandudno in Europe Unite: Speeches 1947 & 1948, London, Cassell, 1950) e con gli atti di governo dal ’51, mantenne una posizione anglocentrica, per la quale, stante la bontà  della eventuale federazione europea, l’UK non poteva farne parte. La sua idea concretizzò con il famoso discorso di Zurigo del ‘46, il sovranazionale Consiglio d’Europa del ’48 (non i trattati comunitari), teso a far riconciliare Francia e Germania, punto centrale della pacificazione europea.

A parte le speranze di mantenere lo status di potenza imperiale, Churchill guardava con diffidenza al continente ed all’inevitabile sopraggiungere di nuovi rapporti di forza con Stati rivali egemoni nel continente, qual è la situazione che deve affrontare oggi Johnson. Winston non poteva dimenticare che tutta l’Europa era stata hitleriana prima dello sbarco angloamericano e dopo il conflitto in procinto di diventare stalinista. Non nutriva troppa fiducia quindi nel libero arbitrio europeo. Era comune idea fino agli anni ’70 che l’UK medesima fosse un transazionalità, per l’impatto del Commonwealth e della lingua, poi rinforzati dalla finanza e che si fondasse sulla sua esclusiva sovranità parlamentare L’adesione alla UE fu quindi ecisa al culmine di una decadenza in cui tutto sembrava perduto e la superiorità morale della vittoria bellica ridotta a zero.

Allineata così la linea ereditaria da Churchill a Johnson, sopraggiunge il problema della collocazione del secondo. L’accusa di fascismo è grottesca vista l’ispirazione all’icona dell’antifascismo. Eppure si potrebbe desumere che per essere antifascisti occorra abbracciare gli ideali libertari sessantottini. Di questa guisa Churchill potrebbe paradossalmente meritare l’accusa, coinvolgendo però non solo il premier UK attuale ma anche diverse schiere di comunisti e sinistri del dopoguerra alquanto, se non esageratamente benpensanti. Johnson però potrebbe dribblare l’accusa rivelando di essere un sessattottino di destra, come Trump, un postyuppie che mescoli glamour, studi classici, diamanti nel cielo ad occhi sgranati. Solo la versione destra di un freak potrebbe mettere la suola sul tavolino settecentesco davanti alla mannequin macromiana.

Forse puoi dare del fascista a Winston e già fai ridere. Proprio non puoi a Boris. Basta il nome.

 

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Giuseppe Mele

1 thought on “Puoi dare del fascista a Winston, non a Boris

  1. Boris Johnson è stato definito “fascista” da qualcuno.
    Premetto di essere sia antifascista che anticomunista.
    Premetto, inoltre, che non ho mai sopportato l’arroganza dei comunisti di varie salse quando ho frequentato il liceo.
    Se osavo contraddire qualsiasi cosa dettata da questi “sinistri” venivo tacciato immediatamente come fascista.
    Per tornare al nostro amico Boris Johnson, con la sua idea di trattare il popolo britannico con la “immunità di gregge” è un perfetto Comunista-Leninista. Se qualcuno non è d’accordo, è invitato a dimostrarmi il contrario, tutte le opinioni sono bene accette, proprio perché ripudio tutte e due queste ideologie di distruzione e di morte.
    Marco

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