E la “fiaba” dei “fortini” e del degrado venga proiettata su quel video, fra le luci della Galleria

Milano

E fu la luce. Una luce di oltre 50mila led bianchi, posti a 47 metri d’altezza per un diametro di oltre 30 metri, a illuminare e arricchire gli 800 metri quadrati della volta della Galleria, il salotto di Milano. Hanno concorso tutti per un regalo preparato, voluto ed esposto da Sala e dall’amministrazione. Si sente l’eco dell’aria parigina, tanto per creare un’allure e la gigantesca voglia di meravigliare, di richiamare turisti, di lasciare un segno. Sala in quel cerchio magico del Centro si bea, diventa un eroe, dichiara ancora che la Galleria è Milano e il resto non si sa. Le palmette spelacchiate non sono attrattive, non fanno neppure colore, i migranti hanno scelto la propria galleria esclusiva nelle zone che Sala non vede e i milanesi guardano da lontano gli ospiti clandestini che sanno benissimo come arrangiarsi.  Nelle zone franche non ci sono le luci, i colori, ma puzza e sporcizia. Gli affari illegali prosperano, i clandestini hanno una casa su misura, fanno qualche incursione in centro o quasi centro per il proprio smercio e poi la vita continua. Natale a Milano, a due passi dalla Galleria, in piazza Duomo, trasforma poi il Palazzo dei Portici Meridionali in uno schermo gigante di  60 metri per 20 di altezza, 1200 metri quadrati in tutto.

Un’opera quasi avveniristica per proiettare un video ripreso tre volte al giorno dove una renna, protagonista attraversa i principali luoghi di Milano, Duomo, Castello Sforzesco, Arco della Pace, Darsena e così via. Gli “ospiti” invocati a gran voce, foraggiati, privilegiati, non sono presenti. In quest’occasione i luoghi iconici ricordano la milanesità, anche se ristretta ai bastioni. Ma per conoscere l’altra Milano, quella dei ghetti di rifugio e di spaccio, su quello schermo andrebbero proiettate le tante zone “nere” per evidenziare ancora una volta che il Palasharp, il boschetto di Rogoredo, San Siro, Giambellino, via Padova, Lambrate sono zone buie per il disinteresse e per l’abbandono. Questa Milano che non attira turisti, ma che la tolleranza dell’amministrazione ha permesso si creasse.

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