Morti bianche, anche il testo unico sul lavoro ha le sue colpe

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Milano 11 Aprile – Dieci anni e sentirli tutti. Secondo gli esperti tra le ragioni del picco di morti bianche ci sono i limiti del testo unico sulla sicurezza sul lavoro, voluto dal governo Prodi nel 2008 sull’onda della tragedia della Thyssen di Torino (morirono sette operai) e ritoccato in seguito dal centrodestra. Un testo, il decreto legge 81, mai applicato del tutto e sempre più distante da quelle che sono le esigenze delle imprese. Indicativo, infatti, che a oggi manchino ancora una ventina di decreti attuativi.
RITARDI SULLA PREVENZIONE. In quest’ottica va segnalato che non è ancora stato completato il Sistema informativo nazionale per la prevenzione, al quale dovrebbero rifarsi le parti interessate (aziende in testa) per trarre le best practice necessarie, mentre il ritardo è ancora più lungo in relazione alla commissione per gli interpelli, il soggetto che dovrebbe più di altri soffermarsi sulla sostenibilità economica delle procedure da tenere.
E molto c’è ancora da fare sul versante della formazione, per esempio a livello territoriale nel rapporto tra gli organismi di controllo e le imprese. Mentre le stesse aziende lamentano di attendere ancora quella semplificazione degli adempimenti in materia di salute e sicurezza sul lavoro prevista dal decreto legislativo, per rendere immediate le tutele.
TESTO TROPPO MASTODONTICO. Più in generale gli addetti ai lavori definiscono il testo troppo mastodontico con il suo migliaio di adempimenti (ci sono circa 50 allegati) e, soprattutto, troppo legato alle esigenze delle grandi imprese. Dai microfoni di Radio Radicale Michele Tiraboschi, principale allievo di Marco Biagi e ordinario di diritto del lavoro all’università di Modena, ha ricordato che misura dopo misura, onere dopo onere, «ha dato luogo, più che a un cambiamento dei modelli organizzativi del lavoro e una maggiore attenzione al dato sostanziale, a una puntale proliferazione dei formalismi. E questo ha alimentato un grandissimo business sulla salute e sulla sicurezza dei luoghi di lavoro. Dove aumentano i soggetti e gli attori che offrono percorsi formativi, documenti, e tutti quegli adempimenti formali che sono lontani dalle esigenze del mondo del lavoro».
Altro nodo è che il testo unico sulla sicurezza del lavoro guarda soprattutto alle grandi imprese manifatturiere e vede una sua relazione proprio grazie all’apporto del sindacato e degli enti bilaterali creati dalle parti. Il tutto mentre il sistema italiano corre soprattutto grazie alle piccole e medie imprese, dove i tempi e i luoghi di lavoro sono sempre più dilatati e decentrati anche grazie alle tecnologie.
AUTORIZZAZIONI PARCELLIZZATE. Ogni anno in Italia si registrano 160 mila ispezioni. Gli addetti a queste attività – tra quelli di Asl, Inps, ministero del Lavoro e carabinieri – sono oltre 4 mila. Eppure a spuntare le unghie a questo comparto c’è soprattutto la parcellizzazione dei soggetti impegnati nelle autorizzazioni: in uno stesso cantiere ci sono pezzi dove i controlli sono di competenza dell’Asl, altri dell’ispettorato del Lavoro, i montacarichi sono di competenza dell’Ispesl (l’Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro). Una parcellizzazione sulla quale il codice unico può poco.
Francesco Pacifico (Lettera 43)

1 thought on “Morti bianche, anche il testo unico sul lavoro ha le sue colpe

  1. Ma di cosa stiamo parlando? Per evitare gli infortuni mortali di questi ultimi giorni bastavano le più basilari e elementari misure tecniche: crolla un muro di contenimento su cui si stava lavorando…puntelli e sistemi di contenimento ora diventano complessi e mastodontici per cui si mette in discussione il TU…

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