Un esposto è stato presentato ai carabinieri e al Municipio
Milano 11 Novembre – Il luogo in cui sembrano concentrarsi tutti «i mali» di un quartiere ha un indirizzo preciso: via Padova 272. Lì, nello stabile anonimo che sta all’angolo con via Rovigo, c’è un locale che affonda le radici nella stessa storia di Crescenzago, l’ultima appendice della città prima di arrivare nell’hinterland, in fondo alla via più discussa di Milano. La storia di questo locale è lunga. Nel 1930 era un cinema, negli anni ’80 si è trasformato in una discoteca e negli anni ’90 è diventato il primo locale di striptease, quasi uno spaccato di sociologia urbana. Oggi, sugli «effetti collaterali» del locale, si sono scatenate le battaglie dei residenti. Quattrocento firme raccolte in una settimana e un esposto dai toni perentori presentato ai carabinieri e al municipio di zona: «La nuova discoteca aperta a settembre procura disagi inauditi, musica per dodici ore filate ogni venerdi sabato e domenica, e contemporaneamente fino oltre le sei di mattina schiamazzi, liti e pestaggi, spaccio, prestazioni sessuali trans anche in pieno giorno, cocci ovunque, lancio bottiglie, gabinetto a cielo aperto davanti agli ingressi delle case, vomito, spazzatura, scherzi citofonici, gruppetti di ubriachi e drogati».
DIRITTO al sonno e a una normale qualità di vita. «Le nostre richieste sono — si legge ancora nell’esposto — chiusura definitiva, telecamere collegate alle forze dell’ordine, controllo e rispetto norme sicurezza, edilizie, ambientali, igieniche. In anni in cui si sostiene che sia opportuno prevenire i problemi e i disagi sociali delle periferie — concludono — ci auguriamo che l’amministrazione e gli organi di pubblica sicurezza si attivino coerentemente in risposta al civile appello dei cittadini». Parole formali composte in una petizione, ma basta andare a Crescenzago, quello che era un paesino autonomo fino al 1923, poi diventato con la globalizzazione un quartiere di Milano, per sentire nelle parole dei residenti e dei negozianti la rabbia e lo sconforto. «Una volta al 272 c’era un cinema, qui ci si conosceva tutti — dice Anna Barbera — io avevo un negozio proprio di fronte e il pomeriggio mandavo i miei figli al cinema. Poi negli anni Ottanta c’è stato un locale di spogliarelli, ma non dava fastidio, la gente passava e se ne andava. Ora è diverso, c’è gente che comincia a fare la fila alle 22 arrivano tutti già ubriachi, qui davanti succede di tutto fino alle quattro, cinque del mattino. Non è tollerabile — dice — tutti hanno diritto di lavorare, anche la discoteca, ma allora ci vogliono delle regole».
Petizione dei residenti per chiedere una svolta
Anna Giorgi (Il Giorno)
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