Milano 30 Dicembre – Come previsto, con le feste natalizie è scattato anche il boom di casi di influenza. Soprattutto tra i bambini, che restano i più colpiti, con 21 casi ogni 1000 nella fascia d’età 0-4 anni e 13,5 casi ogni 1000 tra 5 e 14 anni. Tra le regioni più interessate dalla circolazione dei virus influenzali ci sono Piemonte, Val d’Aosta, Provincia autonoma di Trento, Emilia Romagna, Marche e Campania.
I sintomi sono quelli classici: febbre, anche alta, che può durare da qualche giorno a una settimana, dolori muscolari e spossatezza, tosse o raffreddore. Il tutto accompagnato da scarso appetito e poca voglia di muoversi.
I numeri preoccupano e creano un certo allarmismo. Ma davvero l’aggressività del virus influenzale di quest’anno deve impensierire oltre misura? Quale il comportamento di un genitore? Quando l’urgenza di un ricovero ospedaliero? Domande che abbiamo rivolto al prof. Gian Vincenzo Zuccotti Direttore della Clinica Pediatrica, Università degli Studi di Milano, Ospedale dei Bambini, V. Buzzi, Responsabile reparto Pediatria dell’Ospedale Sacco e ordinario di Pediatria Generale e Specialistica (MED/38) dell’Università degli Studi di Milano. “Nessun allarmismo. Dal mio punto di osservazione (35mila accessi all’anno) non abbiamo registrato accessi preoccupanti. Soprattutto non abbiamo registrato un sovrannumero di casi con complicanze tali da essere ricoverati in terapia intensiva. Rispetto all’anno scorso esiste una richiesta di assistenza maggiore perché si sono verificate forme virali contestualmente: quella da semplice raffreddamento che è comparsa quest’anno in ritardo e quella propria dell’influenza. Il pediatra è lo specialista che deve valutare il quadro clinico e giudicare l’opportunità di un ricovero. Perché un’influenza può essere gestita a domicilio benissimo. Non si deve sottovalutare, ma neppure sopravvalutare o farsi prendere dall’ansia, ma un’attenzione particolare per i più piccoli è necessaria. Soprattutto se manifestano difficoltà respiratorie, il noto fischietto: in questo caso è opportuno non aspettare. Per il vaccino è tardi, considerati i quindici giorni necessari per sviluppare gli anticorpi. Ma per un soggetto fragile può essere ancora utile. E c’è un unico modo per limitare il contagio: evitare gli ambienti sovraffollati.”
Un’ultima domanda: Quando sarà ultimato il nuovo Buzzi?
“Se tutto procede come previsto nel 2019 e avrà sette piani, per ospitare un nuovo pronto soccorso, una nuova terapia intensiva, ambulatori e sale operatorie che dovrebbero consentire al Buzzi di diventare il principale polo ospedaliero per la cura dei bambini”
Nene
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano