E le piste ciclabili diventano un ring tra pedoni e ciclisti

Milano

Milano 9 Novembre – L’articolo divertente di Gian Luigi Paracchini sul Corriere riporta con giusta ironia lo scontro tra pedoni e ciclisti sulle tanto osannate piste ciclabili, orgoglio di Pisapia. E descrive con divertite osservazioni un diverbio verbale tra un pedone un po’ indisciplinato e un ciclista orgogliosamente fiero dei suoi diritti. Diritti sanciti da una ideologia strisciante che pone i ciclisti nell’Olimpo degli Unti da Pisapia e gli altri tra i derelitti. Scrive “Guarda dove cammini!». «Pensa a frenare!». Piccola schermaglia (ma vibrante di scampanellio) in corso Venezia, angolo via Palestro, fra ciclista e pedone. Il primo in regola di semaforo verde e spazio ciclabile, il secondo serenamente trasgressivo con semaforo rosso in spazio riservato appunto alle due ruote. Seguono altre battute più colorite ma non è questo il punto. La novità è che dopo anni di reprimende sull’anarchia pedalante, tanto prepotente nello sgusciare sui marciapiedi quanto spavalda nell’imbroccare sensi unici alla rovescia (magari al buio e fanalino spento) i ruoli si stanno invertendo. Ora sono i ciclisti, coscienti d’essere popolo largamente in crescita, ecologicamente corretto e pure abbastanza di moda, a lamentare un allegro menefreghismo, soprattutto da parte dei pedoni, per i loro spazi. E non mancano di farlo notare.” Ma la domanda è: lo spazio destinato ai pedoni dove sta? Perché stringi i marciapiedi di qua, costruisci stazioni per bici di là, disegna strisce blu in ogni dove per incassare, forse a Palazzo Marino pensano che i pedoni abbiano nel frattempo imparato a volare, ma non è così.

E allora, anche se è politicamente molto scorretto, a me quel pedone che invade impropriamente la sacra pista ciclabile è simpatico. “Ma sì – deve aver pensato – trasgredire per una volta e violare una supremazia che farà pure comodo ai pedalanti, ma ha fatto solo danni in certe zone, può anche essere motivo di un sorriso”.

Nene

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