Milano 28 Luglio – Non solo aiuta a consolidare i nostri ricordi, proteggendoli dal rischio di venire dimenticati, secondo un nuovo studio il sonno aiuta anche a rendere i ricordi più accessibili. In pratica è più facile per noi ricordare qualcosa dopo una bella notte di sonno che dopo 12 ore di veglia. I risultati dello studio pubblicato sulla rivista scientificaCortex suonano come un monito per tutti gli studenti che fanno nottata sui libri prima di un esame: forse è davvero meglio un buon sonno ristoratore.
In due occasioni in cui i partecipanti allo studio avevano dimenticato una serie di informazioni nel corso di 12 ore di veglia, una notte di sonno ha dimostrato di promuovere l’accesso a quelle “tracce di memoria” che inizialmente erano risultate troppo deboli per essere recuperate. Gli autori hanno misurato la capacità dei soggettiricordare una lista di parole mai sentite, perché inventate, dopo una notte di sonno o dopo un’intera giornata passata svegli. Ai partecipanti è stato chiesto di ricordre le parole elencate sia subito dopo avergliele comunicate, sia 12 ore dopo.
La differenza principale era tra le parole che i partecipanti riuscivano a ricordare sia subito sia nel test svolto a 12 ore di distanza, e quelle non ricordate nel test immedito ma “ripescate” nella memoria dopo 12 ore. Rispetto alle ore di veglia, quelle di sonno aiutavano a recuperare più ricordi. Secondo Nicolas Dumay dell’Università di Exeter “il sonno quasi raddoppia le nostre probabilità di richiamare cose prima dimenticate. La spinta che dopo aver dormito rende i ricordi più accessibili potrebbe indicare che alcuni ricordi vengono resi più vividi nella notte”.
Questo non fa che confermare ciò che già sapevamo, e cioè che durante il sonno maciniamo attivamente le informazioni contrassegnate come importanti. L’impatto positivo del sonno sulla memoria è ben noto e si sa che dormire ci aiuta a ricordare le cose che abbiamo fatto, o sentito, il giorno precedente. L’idea che i ricordi potrebbero anche essere resi più vividi e accessibili durante il sonno notturno, tuttavia, deve ancora essere pienamente esplorata.
Gli autori sembrano convinti che tutto dipenda dall’ippocampo, struttura che si trova all’interno del lobo temporale. Il suo ruolo sarebbe proprio quello di decomprimere episodi recentemente codificati e riprodurli nelle regioni del cervello originariamente coinvolte nella loro “cattura”. E’ come se la persona nel sonnorivivesse gli eventi principali della giornata. I ricordi sono lì, da qualche parte, vanno solo riportati all’attenzione della mente. Marta Buonadonna (Panorama)
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