Tunisia: il primo ministro ha confermato la sua paura di nuovi attacchi

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Milano 10 Luglio – Al settimo giorno dalla dichiarazione dello stato di emergenza, la tensione resta palpabile in Tunisia. Nel corso di un discorso al parlamento, il primo ministro Habib Essid ha rinnovato i timori di nuovi attacchi terroristici: “Non avremmo dichiarato lo stato di emergenza se non fossimo convinti che il nostro Paese è obiettivo di molti piani terroristici al fine di destabilizzare il Paese”, ha detto Habib Essid, “cellule terroristiche stanno progettando altre operazioni il cui obiettivo è quello di uccidere il maggior numero di persone, colpendo il morale della popolazione e paralizzare il funzionamento dell’economia nazionale”.

Dichiarando lo stato di emergenza, il primo ministro è convinto di aver fatto la scelta giusta, spingendo l’esecutivo ad assumersi le proprie responsabilità.

“Ma qualsiasi sacrificio prevarrà sul terrorismo”, ha assicurato, dicendo anche che, nonostante lo stato di emergenza, le libertà personali non sono intaccate.

Dichiarato sabato su tutto il paese, lo stato di emergenza continuerà per tre settimane, per rafforzare le misure di sicurezza al confine tra Tunisia e Libia.  Essid ha anche proposto martedì scorso la creazione di un muro tra i due posti di frontiera di Ras Jedir e Dhiba.

Il progetto era già stato annunciato dal ministero della Difesa dopo l’attentato sanguinoso avvenuto al Museo del Bardo, il 18 marzo, che aveva ucciso 22 persone.

“Verrà costruito un muro di protezione e fossati lungo 186 km e sarà un’azione prioritaria adottata dal Dipartimento della Difesa”, ha dichiarato il portavoce del ministero, Belhssan Oueslati. Secondo quest’ultimo, il progetto è già in esecuzione dal 10 aprile, e verrà terminato entro la fine del 2015.

“Stiamo conducendo una guerra feroce contro il terrorismo per proteggere vite e proprietà, difendere il regime repubblicano, lo stato civile e delle sue istituzioni”, ha detto Essid in Parlamento.

La Tunisia, che ha affrontato dopo la rivoluzione 2011 una crescente minaccia jihadista, fornisce a questi gruppi estremisti il più grande contingente straniero: circa 3000 tunisini hanno abbandonato la loro patria per unirsi ai terroristi dello Stato Islamico, molti dei quali sono oggi anche operativi in Libia e con molta probabilità già approdati grazie ad Alfano, Renzi e Boldrini, in suolo italiano.

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