Atene: rassegnazione e rabbia

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Milano 9 Luglio –  Scetticismo cosmico. La gente, pur continuando a mantenere una certa calma, vuole risposte certe senza dover più elemosinare 50 euro da un bancomat.

«Siamo finiti in uno di quei giochi di ruolo in cui niente è reale – racconta un giovane commercialista. Questa mattina ho chiamato l’idraulico per una perdita d’acqua. Non ho potuto pagarlo perché non avevo contante, così ci siamo messi d’accordo: gli ho dato 100 euro virtuali e lui mi ha restituito 40 euro di resto virtuale».

In realtà si teme che gli istituti bancari non apriranno fino a lunedì prossimo. Ad Atene, però, sembra esserci tranquillità. Solo chi ha votato sì mostra maggiori segni di nervosismo. «Ma cosa si aspettavano che con il No, l’Europa ci avrebbe riempito di soldi? – protesta un’agente immobiliare della Capitale. Ieri sera per evitare la fila al Bancomat sotto casa sono sceso alle due del mattino ma sfortunatamente ho trovato un paio di persone che aspettavano il proprio turno».Grecia: migliaia in fila per riscuotere la pensione

Nonostante qualcuno un po’ più nervoso degli altri, molti ateniesi se ne stando andando a pranzo fuori con le famiglie. Oltre a fermarsi i dipendenti delle banche, infatti, parecchie aziende hanno costretto i propri dipendenti a ferie anticipate.

«Sono preoccupato per il mio lavoro – spiega Sotiris – dipendente di un’impresa che si occupa di spedizioni- Era molto tempo che non dedicavo una giornata a mia moglie e a mio figlio ma non sono nello stato d’animo adatto per stare rilassato. D’altronde fin quando il Governo riuscirà a garantire lo stipendio ai dipendenti statali e pagare le pensioni andrà tutto bene. Ma il giorno in cui ci dovesse essere un blocco di queste erogazioni allora il bubbone esploderà e si salvi chi può».

«Io continuo a dire che il No sarà la nostra unica salvezza. Ho lavorato 30 anni in Germania – dice un pensionato – Secondo me il governo tedesco è molto infastidito dal nostro atteggiamento, una volta tanto non remissivo. Sono convinto che la Merkel cederà, noi greci rappresentiamo la classica goccia d’acqua che giorno dopo giorno riesce a scalfire anche il marmo più duro».

Sarà pure ma intanto le massaie cominciano ad avere difficoltà a fare la spesa e in alcuni supermercati mancano alcuni prodotti alimentari stranieri.

«I greci si sono illusi – sostiene Sanny – bancaria ateniese. È vero chi ha votato no, non voleva esprimere un giudizio negativo sull’Europa. Il problema è che vorrebbe rimanerci a condizioni migliori. Pochi hanno capito che per continuare a stare nell’Euro non ci sono mezze supermercati-atene-680x477misure. Non ci sono condizioni leggere.

Occorre fare sacrifici enormi, gli stessi che stanno facendo gli altri Paesi. Sono convinta che dopo questa alzata di testa, che voi chiamate democrazia, i termini dell’accordo che ci verranno sottoposti saranno ancora più duri di prima».

«Io sto allo sportello– continua – in questi giorni sono andata solo due volte al lavoro perché è tutto fermo. Ho sentito dire che presto la disponibilità dei bancomat sarà solo di 20 euro al giorno». Intanto il partito della dracma si fa sempre più forte. «I milionari greci – sostiene un tale – vorrebbero tanto tornare alla nostra vecchia moneta mentre i loro capitali in questo momento sono al sicuro all’estero. Immaginate cosa potrebbero comprare con la ricomparsa della dracma? Praticamente tutto il Paese».

Al momento dell’ingresso nell’eurozona, il cambio dracma-euro era stato fissato a 340,75. Alcuni analisti avrebbero calcolato che, oggi come oggi, ci vorrebbero quasi 2mila dracme per avere un euro.

Al momento dunque regna ancora la calma, nonostante le grandi difficoltà che ogni giorno i greci devono affrontare.

La festa e i balli di Piazza Syntagma sono terminati e le certezze dei No cominciano a vacillare.

Pensare di aver fatto una sciocchezza a sbattere la porta in faccia a Bruxelles significherebbe ridurre di molto l’unico sentimento che i greci non hanno mai smesso di nutrire: l’autostima.

Andrea Koveos (Il Tempo)

 

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