Milano 7 Luglio – Qualcuno pare non essersi accorto di avere un elefante in casa. A ventiquattro ore dal voto Greco i conti non tornano ancora, ma la vittoria del No al patto con i creditori sta offuscando questo pachiderma. Eppure in un salotto un elefante si dovrebbe vedere. Cosa c’è che sta crescendo all’ombra della stolidità politica del popolo Greco? Beh, qualcuno di voi ha visto Borse Europee chiuse per un’ondata di panico? O spread, non dico a 500, ma almeno a 200? Eppure tutte le maggiori banche d’affari danno l’uscita della Grecia come principale possibilità a breve termine. Non certo a caso, questa è l’implicazione del referendum. O forse no. Ecco, il dubbio dell’impossibilità dell’uscita sta forse mitigando gli effetti del voto? Io non credo. Io credo che nessuno dubiti più molto del disastro economico Greco. Quello di cui si dubita è l’effetto farfalla. Se Atene brucia, Berlino forse perde 2,5 miliardi l’anno. Una cifra a cui potremmo rinunciare anche noi, figuriamoci loro. E soprattutto, siamo sicuri che la situazione avrebbe un’evoluzione fulminea? Tutti i leader Europei oggi sono concilianti. Domani si aspettano le proposte di Atene. Qui esistono due possibilità, o Tsipras porta il taglio del debito, ed allora la Germania chiude, o non lo porta. In ogni caso si avvieranno lunghissime trattative. Con le Banche Elleniche chiuse. Ed i contanti che smettono di girare. La stagione turistica a rischio. E l’insoddisfazione del popolo del no che vede la propria miserevole ed inutile vita procedere come ogni altro giorno. Questo Tsipras, uomo da palcoscenico, non lo potrà permettere a lungo. Ma Berlino sì. Senza grossi problemi. La democrazia non potrà essere ricattata, ma di certo non paga le bollette. E tolta la minaccia del suicidio, perchè non pare importare nulla a nessuno, che armi avrà a disposizione il demagogo di Atene? Non moltissime, la Russia e la Cina sono più interessate al cadavere del Paese che alla sua sopravvivenza. I Greci non paiono intenzionati a rinunciare ai loro privilegi. Ed i soldi dei Tedeschi sono finiti ieri notte.
Così si avvia un nuovo negoziato, con la speranza di qualche concessione che, se arriverà, arriverà molto tardi. Si tratterà per ogni euro di liquidità in più. Riforma contro rialzo del tetto di liquidi, riforma contro concessione di un mini prestito ponte, riforma contro boccata d’ossigeno e via di questo passo. Il No verrà ricacciato nella gola dei Greci di stento in stento, dolcemente, soffocandoli con il voluttuoso cuscino della realtà premuto contro il volto stanco e distorto della madre della democrazia. D’altronde, i soldi degli altri sono bellissimi finchè durano, ma la pazienza ad essi collegata non è eterna. Per inciso, tutte le concessioni che a Tsipras verranno fatte è inteso che le avrebbe avute anche senza questa buffonata. Anzi, probabilmente ne avrebbe avute anche do più. Ma ha voluto fare il gradasso, il primo della classe in democrazia, il genio delle piazze. E come prima conseguenza ha perso la sua spalla comica, quel Varoufakis che manco fanno entrare più ai vertici seri.
In definitiva il voto di ieri è stato un voto contro la realtà E votare contro la realtà non porta mai a buone cose. Come già scrissi qualche tempo fa, la Grecia poteva scegliere tra il disonore e la fame. Hanno scelto il disonore, avranno la fame.

Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,