Milano 10 Giugno – Senatore, i critici dicono che la riforma voluta dal Governo in tema di anticorruzione è un contentino all’Associazione Nazionale Magistrati e all’ala giustizialista del Pd. In particolare per i tempi eterni della prescrizione del reato. Qual è la sua opinione?
L’incremento delle pene e l’aumento dei tempi della prescrizione danno una discrezionalità amplissima a chi conduce le indagini e può tenere per anni “sotto scacco”, ad esempio, chi punta a candidarsi e vede la sua immagine compromessa.
Ncd ha cercato di corregge la durata della prescrizione. Crediamo di avere ragione nel merito.
Il legislatore non vuole intervenire sul rispetto dei termini delle indagini preliminari, fase in cui il pubblico ministero è dominus incontrastato e dove attualmente si prescrivono il 70% dei reati. La Sentenza della Cassazione a sezioni unite n. 40538 del 2009, Lattanzi, ha affermato che “è compito indilazionabile del legislatore intervenire per risolvere il problema della ritardata iscrizione dell’indagato”, il “trucco” usato da certi Pm per prolungare sine die la fase delle indagini preliminari. Basterebbe aggiungere due parole all’articolo 335 cpp: “Il pubblico ministero, iscrive immediatamente, a pena di nullità, nell’apposito registro, ogni notizia di reato che gli perviene…”.
Perfetto! Non conoscevo questa Sentenza. Appena torna in Senato il provvedimento sulla riforma della prescrizione, considerato che ci saranno dei “ritocchi”, faccio mia la proposta. E’ ragionevole: un conto è l’autonomia e l’indipendenza della magistratura, un conto è l’arbitrio.
Il disciplinare del Csm sanziona con ferocia il ritardato deposito delle sentenze da parte del giudice. Magari ritardi di poche settimane. Per il Pm che “tiene in sonno” per anni i fascicoli invece nulla. Le sembra giusto?
Mi sembra cosi ingiusto! Sappia che ho presentato al ministro Guardasigilli, al Consiglio superiore della magistratura, al procuratore generale presso la Corte di Cassazione, tre esposti, per uno dei quali ho anche un processo in corso per calunnia aggravata, nei confronti dell’allora procuratore aggiunto Alfredo Robledo, ora “bandito” da Milano (inteso nel senso di allontanato). “La verità non trionfa quasi mai ma i suoi oppositori soccombono sempre” diceva Montanelli. Mi riferisco alla vicenda incresciosa dell’acquisto, ad un prezzo per me esorbitante, dell’autostrada Serravalle da parte della Provincia di Milano allora guidata da Filippo Penati. Tenere per Sette anni un fascicolo in fase di indagini senza che nel frattempo non si richieda da parte del P.M. né l’archiviazione nè il rinvio a giudizio non può che portare ad una successiva dichiarazione di prescrizione come purtroppo avverrà a breve. A luglio saranno 10 anni, ed anche il procedimento aperto ora al tribunale di Monza per vicende connesse è destinato a fare la stessa fine. Una vicenda, quella di far prescrivere un reato di questa consistenza in fase istruttoria, assai grave anche perché l’esponente era il sindaco di Milano.
A proposito del Csm, le proposte di una sua riforma sono viste con il fumo negli occhi dai magistrati. Pensa che il Governo passerà dalle parole ai fatti? O finirà tutto in cavalleria, come la proposta dei Saggi, convocati nel 2013 da Giorgio Napolitano, che avevano pensato ad un’Alta corte di disciplina separata per tutte le magistrature?
Antonio Gramsci, anche se preferisco citare Benedetto Croce, parlava di “ottimismo della volontà e pessimo della ragione”. Il vice ministro Enrico Costa ha sul punto il mandato del partito di formulare proposte. Che il Csm si “autoregoli” assumendo le funzioni di legislatore è qualcosa che va ben oltre la separazione dei poteri. Non è solo contro la Costituzione italiana ma anche contro i principi stessi alla base della Rivoluzione francese.
Il potere delle correnti, “associazioni fondate su valori giuridico-culturali omogenei”, in magistratura è immenso. Il procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo ha dichiarato che “l’associazionismo in magistratura serve per fare carriera e costruire centri di potere”. E’ difficile dargli torto: Indipendenza, autonomia e imparzialità dovrebbero essere patrimonio comune di tutti i magistrati Un prerequisito. Concorda?
Concordo pienamente! Per quanto riguarda la componente togata, c’è una proposta dell’ottimo procuratore di Venezia Carlo Nordio che prevede una shortlist stilata da ciascun Consiglio giudiziario. I migliori magistrati che fossero arrivati primi, sarebbero poi sorteggiati per entrare al Csm. Un modo, credo, efficace di ridimensionare il potere correntizio.
Qual è in tema di separazione della carriere e obbligatorietà dell’azione penale il pensiero dell’Ncd?
Il responsabile Giustizia del partito, senatore D’Ascola con il vice ministro Costa sono orientati per la separazione delle carriere. Come accade negli altri paesi, non solo di Common law dove chi rappresenta l’accusa è elettivo, ma anche quelli di diritto romano e di diritto napoleonico. E’ un prerequisito di imparzialità: che garanzia può esserci per il cittadino quando il pm e il gip vanno a prendere il caffè insieme tutti i giorni e sono vicini di stanza?
Forza Italia prima, il Pdl poi, propose che l’azione penale non dovesse essere obbligatoria. Una obbligatorietà solo sulla carta visto che nei fatti è quanto mai discrezionale. La politica giudiziaria deve essere decisa dal potere legislativo. Il parlamento stabilisce le priorità e l’ordine giudiziario deve attenersi a tali decisioni.
Veniamo a Milano: lo scontro fra il Procuratore Bruti Liberati e il suo aggiunto Robledo ha avuto un finale surreale. Il Csm, dopo aver definito “opaco” il comportamento di Robledo, ha disposto il suo trasferimento al Tribunale di Torino con funzione di giudice. Visto che il giudice deve essere l’emblema della terzietà ed imparzialità, secondo lei è sufficiente un’ora di treno per far sparire “l’opacità” che aveva da Pm o forse questa “giustizia domestica” andrebbe rivista?
Non voglio prendere altre querele da Robledo. Il suo trasferimento, al momento, è stato disposto in via cautelare. Il personaggio, ricordo, oltre alla citata vicenda Serravalle si è distinto anche nel processo per la vendita di prodotti derivati al Comune di Milano. Il quale, pur guadagnando 950 milioni di euro, sarebbe secondo lui stato “truffato” dalle banche. La Corte d’Appello, ha assolto tutti gli indagati perché il fatto non sussiste, ed in sentenza si legge che “se il Pm avesse applicato i principi del codice penale, questo processo non avrebbe dovuto neppure iniziare, tutto al più un fulmineo dibattimento e un’altra fulminea assoluzione!”. Nell’indagine sui derivati Robledo ha speso circa un milione di euro in intercettazioni telefoniche.
Un’ultima domanda: il ministro Lupi si è dimesso senza essere indagato. De Luca da condannato (in primo grado) si è candidato ed ha vinto le elezioni in Campania. Altro che due pesi e due misure. Cosa dice?
Sono situazione diverse. Da un lato pettegolezzi da l’altro una condanna.
E’ increscioso che un padre si attivi per far collaborare, tramite un relazione non illecita, segnali il proprio figlio, ingegnere laureato a pieni voti, a 1500 euro al mese per un breve periodo? Non lo so. So però che come diceva McLuahan “Il mezzo vale più del contenuto”. Il governo era molto indebolito dalla sarabanda mediatica. La gogna che ha colpito Lupi è stata una palese ingiustizia. Nella lotta per il potere ha avuto la peggio.
Venendo a De Luca, dico subito che è facile per un pubblico amministratore incappare nel reato di abuso d’ufficio. Ma a parte questo, De Luca è stato sostenuto ed anche candidato. A differenza di Lupi che non è stato difeso.
De Luca è diventato ora l’emblema dell’incostituzionalità della legge Severino, anche per la sua applicazione retroattiva. Se venisse dichiarata incostituzionale sarà molto curioso vedere come ci si comporterà per Silvio Berlusconi.
Nato a Roma, laureato in Giurisprudenza e Scienze Politiche,
ha ricoperto ruoli dirigenziali nella Pubblica Amministrazione.
Attualmente collabora con il Dipartimento Scienze Veterinarie e Sanità Pubblica dell’Università degli Studi di Milano. E’ autore di numerosi articoli in tema di diritto alimentare su riviste di settore. Partecipa alla realizzazione di seminari e tavole rotonde nell’ambito del One Health Approach. E’ giornalista pubblicista iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Lombardia.