ICONE DELLA SINISTRA: POL POT

Attualità

Milano 25 Maggio – Quando si parla di “macellai” della storia dell’umanità, tutti ci ricordiamo di Hitler o Stalin, qualcuno anche di Toquemada ma pochi di Pol Pot.

Saloth Sar, meglio noto come Pol Pot, nacque in Cambogia nel 1925, è stato un “rivoluzionario,  un politico nonché il dittatore della Cambogia, capo dei guerriglieri rivoluzionari cambogiani, i tristemente famosi Khmer rossi, e ufficialmente il Primo  Ministro del paese, che portò il nome di Kampuchea democratica dal 1976 al 1979, quando la sua dittatura venne rovesciata dal Vietnam. Fu diretto ispiratore e responsabile della tortura e del massacro di circa un milione e mezzo di persone, compresi bambini,Cambodia   Cambodian Atricities  Prison    Museum  1983 donne e anziani, a cui vanno aggiunti centinaia di migliaia di morti a causa del lavoro forzato, della malnutrizione e della scarsa assistenza medica In totale, circa 1/3 della popolazione cambogiana perse la vita nel periodo tra il 1975 e il 1979 in quello che è noto come genocidio del popolo cambogiano.

Di famiglia benestante, con frequentazioni altolocate, Pol Pot  iniziò a frequentare la “Miche School” una scuola religiosa di Phnom Penh.  Il suo soggiorno nella capitale cambogiana diede  a Pol Pot una nuova visione dello stato della popolazione Khmer, che rappresentavano una minoranza nella città:  i mercanti erano generalmente cinesi, i lavoratori del governo vietnamiti, e risiedevano in città anche alcuni ufficiali francesi. Nel 1947 riuscì ad entrare nel prestigioso Liceo Sisowat, ma i suoi studi non furono proficui, così entrò in una scuola tecnica di Russey Keo, qui, due anni dopo vinse una borsa per studiare radio ingegneria all’EFREI di Parigi.

Trasferitosi quindi in Francia, Pol Pot entrò ben presto in contatto con gli ideali marxisti di Jean-Paul Sartre che fu suo mentore ed ispiratore e nel 1950 entrò addirittura in una brigata internazionale di operai che si recò nella Jugoslavia del Maresciallo Tito per costruire strade. Nel 1951, dopo essere entrato nel Circolo Marxista Khmer  che aveva nel frattempo monopolizzato l’Associazione degli Studenti Khmer si unì al Partito Comunista Francese. Nel gennaio del 1953, dopo tre anni di studio disastrosi fece ritorno in Cambogia che in quegli anni era teatro, assieme al Vietnam ed al Laos, di una rivolta, quasi pol pot1interamente di matrice comunista, contro l’occupazione francese dell’Indocina. Nel 1953 Pol Pot raggiunse il villaggio di Krabao, quartier generale orientale dei Viet Minh  e si unì al movimento. L’anno successivo i francesi lasciarono l’Indocina ed i Viet Minh si ritirarono nel Vietnam del Nord portando con sé anche i quadri comunisti cambogiani tramite i quali estendere la rivoluzione al paese confinante. Pol Pot rimase in Cambogia e fondò il Partito Rivoluzionario del Popolo Khmer, nonostante fosse una piccola formazione politica ebbe molto seguito soprattutto quando gli USA eseguirono incursioni in territorio cambogiano al fine di distruggere i santuari dei Viet Cong oltre il confini vietnamita. Quando le Forze Armate statunitensi lasciarono il Vietnam, i Viet Cong lasciarono la Cambogia, ma i Khmer Rossi continuarono a combattere per conquistarne i totale controllo. Incapace di mantenere qualsiasi potere sulla nazione, il governo di Lon Nol collassò rapidamente e nell’Aprile del 1975, il Partito Comunista di Kampuchea prese Phom Penh. Norodom Sihanouk ex monarca della Cambogia, deposto dal Generale Lon Nol, ritornò al potere nel 1975, ma presto si trovò affiancato dai suoi più radicali colleghi comunisti, che avevano poco interesse ai suoi piani di restaurazione della monarchia. Nel 1976 i Khmer Rossi mettono agli arresti il monarca cambogiano, smantellano il governo e  la Cambogia divenne una repubblica comunista, Khieu Samphan  ne divenne il  Presidente e  Pol Pot venne nominato Primo Ministro e iniziò a varare delle radicali riforme comuniste, denominando il processo “Super grande balzo in avanti” ispirandosi alle politiche maoiste. Pol Pot pensava che l’unica via al comunismo fosse ripartire da zero.

Quindi, quando i comunisti Khmer Rossi presero il potere, evacuarono i cittadini dalle città verso la campagna, dove venivano costretti in fattorie comuni. La proprietà vennekhmer-rouge-soldiers-larger_resize-585x382 collettivizzata seguendo i già sperimentati modelli sovietico, cinese e vietnamita, e l’educazione si teneva in scuole comuni. Ma l’effetto della dittatura non si limitò a queste riforme: il regime di Pol Pot fu infatti una delle più spietate dittature della storia. Migliaia di politici e burocrati vennero uccisi, mentre Phnom Penh veniva trasformata in una città fantasma dove molti morivano di fame, malattie o perché giustiziati. Venivano perseguitate e uccise tutte le persone non iscritte al Partito che avessero un’istruzione, e anche il solo fatto di portare gli occhiali era sufficiente per essere indicati come intellettuali e quindi come nemici del popolo. Le mine, che Pol Pot lodava come “soldati perfetti”, erano ampiamente distribuite in tutto il territorio. Il governo dei Khmer Rossi ripeteva spesso attraverso la radio che la nuova utopia cominista necessitava solo di un milione o due di persone; per gli altri valeva il proverbio del “Tenervi non comporta alcun beneficio, eliminarvi non comporta alcuna perdita”. Persino i portatori di handicap, non essendo abili al lavoro, venivano considerati parassiti e quindi eliminati, molti cambogiano vennero giustiziati poiché si resero colpevoli di contendersi la crusca coi maiali. Riuscire a mangiare un topo era ormai victimsdiventato per i cambogiani un vero lusso. Tanta fu la povertà, la malnutrizione, la lotta per la sopravvivenza tra i cambogiani vittime della dittaura comunista, che si estese a tutto il paese la pratica del cannibalismo, specie negli ospedali dove divenne consuetudine cibarsi di coloro che passavano a miglir vita.

Il numero di vittime causate da Pol Pot ammonta ad una cifra di circa tre milioni di persone tra il 1975 ed il 1979.

Defenestrato dalle forze vietnamite che invasero la Cambogia, Pol Pot continuò a vivere nella clandestinità fino al mese di Aprile del 1998 quando il macellaio della Cambogia cessò di vivere.

In Italia il Partito Marxista Leninista Italiano, formazione politica presente in Toscana e spesso vicino ai centri sociali che devastano le nostre città mentre manifestano “civilmente” e “democraticamente”, il giorno della morte di Pol Pot scrissero.” Con profondo dolore abbiamo appreso che il 15 aprile 1998, alle 23,15 (ora locale), in terra cambogiana Pol Pot è morto, secondo la versione ufficiale, per un attacco cardiaco. Dagenocidio cambogia anni era gravemente malato di malaria e ciò nonostante aveva continuato a stare fra il suo popolo, nella giungla, a combattere per la libertà e l’indipendenza del suo Paese e mai si era lasciato sfiorare dall’idea di rifugiarsi e andare a curarsi altrove, di abbandonare la sua terra e le sue genti. La sua morte lascia un grande vuoto nel cuore di tutti gli autentici rivoluzionari e antimperialisti del mondo intero, oltreché dei marxisti-leninisti.
Noi lo ricorderemo per sempre come un fulgido esempio di dirigente rivoluzionario fedele al proprio popolo e campione indomito della lotta per l’indipendenza e la liberazione nazionale. Egli è sempre stato alla testa del suo popolo contro il colonialismo, l’imperialismo e il socialimperialismo che con le armi volevano sottomettere e annientare Scheletri-in-Cambogiala Cambogia; uno dei figli migliori del popolo cambogiano ai cui interessi ha immolato la propria vita, tutto se stesso. […] La figura e la storia di Pol Pot può invece essere definita quella di un figlio fedele e generoso del popolo kampucheano. Fedele perché ha dedicato tutta la sua vita alla causa dell’indipendenza del proprio paese e alla liberazione del suo popolo. Liberazione dagli eserciti occupanti e liberazione dallo sfruttamento colonialista e capitalista. Generoso perché non ha lesinato energie al servizio della causa del Kampuchea, della rivoluzione kampucheana, nella costruzione del socialismo. […]”.