Milano 17 Maggio – L’ennesima aggressione di domenica 17, (vedi articolo) ha suscitato lo sdegno dei tanti che si domandano “Maran, dove sei?” mentre altri chiedono “ma i sindacati aspettano il morto?”.
Uno dei dipendenti ATM, leggendo l’articolo ha voluto dare anche la sua testimonianza attraverso ATM siamo noi “Sono circa le 20.15 di venerdì 15, presso la stazione di Amendola-Fiera – inizia Mauro (ndf) col suo racconto – quando un Peruviano, in evidente stato di ebbrezza e sprovvisto di biglietto, pretende di passare attraverso il passaggio per biciclette e disabili, il ph49, cercando prima di forzarne l’apertura ma non riuscendoci, lo scavalca. Immediatamente lo fermo e comincia una sorta di testa a testa: lui, tra imprecazioni e insulti nella sua lingua, io che non mi smuovo dalla mia posizione. Aziono immediatamente il pedale d’emergenza e la sala operativa, che poteva vedere attraverso la telecamera, mi manda immediatamente un Opi (operatore pronto intervento – nda) per aiutarmi a gestire meglio l’ubriaco che intanto era stato allontanato da un poliziotto in borghese che passava di là. Ma non era soddisfatto – prosegue Mauro – tant’è che supera nuovamente i tornelli, scavalcando, e ancora più adirato riprende a insultarmi mentre cerca di estrarre il telefonino per fotografarmi. Cerco di impedirglielo e lui si allontana verso il treno in arrivo in quel momento”.
Situazioni raccapriccianti che ogni giorno si ripetono, quasi a seguire lo stesso copione. E quando nessuno si fa male c’è qualcuno che esulta col suo lieto fine. Il coraggio e il senso del dovere che accomuna molti dipendenti ATM porta anche a questo “A tutela dei passeggeri presenti sul treno, visto il soggetto bellicoso, aziono immediatamente il manentino di emergenza (dispositivo che impedisce la chiusura delle porte del treno – nda) per impedire al treno di ripartire. Solo quando il Peruviano risale sul mezzanino, il treno è libero di ripartire in sicurezza riportando però un ritardo di due minuti, che per la viabilità sotterranea sono tantissimi. Avvistatolo, io e l’Opi, in attesa delle Forze dell’Ordine già allertate, lo avviciniamo per assicurarci che non ritorni in banchina. Ma ecco che riprendono le offese e sta volta volano anche le mani. Grazie al cielo si è trattato solo di due spintoni e l’arrivo della Polizia ha stemperato immediatamente gli animi. Gli agenti, una volta accertate le generalità del Peruviano lo lasciano andare e mi chiedono se volevo sporgere denuncia. Io ho risposto di no”.
Di certo l’episodio, che non ha certo visto vittime da pronto soccorso come in altre occasioni, mi porta comunque chiedere a Mauro perché non hai denunciato? “Non ho sporto denuncia – mi risponde Mauro – perché alla fine mi ha dato solo due spintoni. Attivare un infortunio sarebbe stato come lucrare sull’azienda e non me la sono sentita. L’Opi, a sua volta non ha denunciato l’aggressione perché nemmeno io lo avevo fatto”
Le notti di “ordinaria” follia sembrano non avere mai fine. Una categoria di lavoratori che, dopo il “danno” subito dall’Accordo Expo 2015, ricevono anche la “beffa” di venire precettati più volte nella valenza del loro diritto costituzionale di sciopero. E poi …questo!!! Sanno a che ora escono di casa per andare a lavorare ma non sanno quando e se ci torneranno con la faccia sana.
E io mi domando una sola cosa: se una carica istituzionale è profumatamente pagata per trovare delle soluzioni a problemi di questo genere e non lo fa, non dovrebbe tornarsene a casa?