Milano 9 Maggio – Dopo la Commissione “Gratteri”, incaricata direttamente da Matteo Renzi di riscrivere norme, procedure e regolamenti per il contrasto alla criminalità organizzata, ecco arrivare la Commissione “Caselli” per la riforma dei reati in materia agroalimentare.
Nell’anno di Expo 2015 dedicato al cibo non poteva mancare una bella Commissione ministeriale, ovviamente presieduta da un pubblico ministero, che si occupasse di rivedere le norme che tutelano la salute pubblica dalle frodi alimentari.
L’insediamento della Commissione è avvenuto questa settimana presso l’Ufficio legislativo del Ministero della Giustizia, su proposta del Guardasigilli Andrea Orlando che, euforico, ha dichiarato: “Si tratta di un importante contributo per rispondere ad una richiesta avanzata a gran voce da più parti destinato a migliorare il contrasto all’infiltrazione di organizzazioni criminali in questo importante ambito economico per l’Italia e, al contempo, a tutelare l’eccellenza del made in Italy nel settore enogastronomico, un’attività ancora più importante proprio nel momento in cui il Paese e’ impegnato nell’organizzazione di un evento planetario come l’Expo dedicato a queste tematiche”.
Presieduta dall’ex procuratore di Torino Giancarlo Caselli, si articolerà in quattro sottocommissioni tematiche: la prima dedicata ai delitti, contravvenzioni e offese di particolare tenuità; la seconda dedicata ai reati in materia di sicurezza alimentare; la terza dedicata ai reati in materia di illeciti economici; la quarta dedicata alla tutela del made in Italy. Le proposte finali dovranno essere presentate entro il 31 luglioprossimo.
Nell’era Renzi, non stupisce più questo modo usato per modificare le leggi dello Stato: esautorato il parlamento dalla funzione legislativa che gli è propria, ci si affida a “consulenti” esterni di fiducia.
Non si comprende, però, quali potranno essere i margini di manovra della Commissione Caselli visto che la sicurezza alimentare e la protezione dei consumatori sono regolamentati da anni dalla legislazione europea che, per definizione, deve essere applicata obbligatoriamente dagli Stati senza deroghe o modifiche di sorta.
In materia di made in Italy, tanto per fare un esempio, il Regolamento UE 1169/2011, in tema di “Etichettatura, presentazione e pubblicità degli alimenti”, entrato in vigore a dicembre scorso, ha eliminato l’obbligo di indicazione della sede dello stabilimento in cui l’alimento è stato “prodotto”. Ciò significa che gruppi multinazionali del settore alimentare possono trasferire le produzioni italiane all’estero senza informare i consumatori, che verrebbero ingannati dalla presenza sulle etichette di marchi conosciuti legati all’Italia. Una multinazionale che ha acquistato un famoso marchio di una mozzarella italiana, di un olio, di una pasta e decidesse di trasferire la produzione in Polonia, potrebbe farlo benissimo senza indicare sull’etichetta lo stabilimento di produzione, ingannando cosi i consumatori convinti di acquistare un alimento prodotto in Italia.
I margini di manovra, quindi, sono molto stretti e c’è il concreto rischio che i lavori della Commissione Caselli facciano la fine di quello, in tema di riforme istituzionali dei Saggi nominati da Giorgio Napolitano: missing.
Quello che poteva fare il governo ed invece non ha fatto è porre ordine nel settore dei controlli. Oggi una jungla burocratica che mette a dura prova anche il più bravo fra gli imprenditori alimentari. Sono decine gli organi di controllo in tema di sicurezza alimentare: Istituti Zooprofilattici Sperimentali, Nuclei Antisofisticazioni dei Carabinieri, Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari presso il Ministero delle Politiche agricole, Corpo Forestale dello Stato, Capitanerie di Porto, Guardia di Finanza, Agenzia delle Dogane, Servizi Igiene Alimenti e Nutrizione presso le Asl, Nuclei Antifrodi Carabinieri, Polizia Annonaria, ecc. ecc.
A parte le competenze delle Regioni e degli Enti locali, quasi ogni Ministero ha una struttura dedicata ad effettuare attività di controllo in tale ambito.
Una sovrapposizione di ruoli e funzioni che è un unicum in Europa: potrà cosi accadere che un ristorante venga controllato per ogni giorno della settimana da un’autorità diversa mentre un altro mai. Forse era il caso di partire da qui.
Nato a Roma, laureato in Giurisprudenza e Scienze Politiche,
ha ricoperto ruoli dirigenziali nella Pubblica Amministrazione.
Attualmente collabora con il Dipartimento Scienze Veterinarie e Sanità Pubblica dell’Università degli Studi di Milano. E’ autore di numerosi articoli in tema di diritto alimentare su riviste di settore. Partecipa alla realizzazione di seminari e tavole rotonde nell’ambito del One Health Approach. E’ giornalista pubblicista iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Lombardia.