Milano 8 Aprile – Sei giorni fa, l’Iran, di concerto con i Paesi che compongono il gruppo 5+1 (USA, GB, Francia, Cina, Russia insieme alla Germania) hanno raggiunto l’accordo con l’Iran in merito al suo programma nucleare.
Gli unici a festeggiare la firma dello “storico” accordo sono stati gli ayatollah, la Mogherini e, ovviamente, Obama, il presidente americano premio Nobel per la Pace; un accordo che inevitabilmente condurrà il Medio Oriente verso una situazione pericolosamente instabile con la corsa, dei Paesi del Golfo, all’acquisto di armi nucleari, poiché l’accordo di Losanna non blocca definitivamente il programma nucleare militare iraniano bensì lo rallenta soltanto, pertanto, il regime teocratico degli ayatollah, tra qualche anno riuscirà, grazie all’inettitudine dell’attuale inquilino di 1200 Pennsylvania Avenue in quel di Washington D.C., di dotarsi di testate nucleari che punterà principalmente contro Riyad e Tel Aviv.
La corsa a dotarsi di testate nucleari, ad ogni modo, è già cominciata: l’Arabia Saudita sta avviando il suo percorso per dotarsi di armi nucleari e dei relativi vettori. Dopo aver concluso, alcuni mesi fa, le trattative con Pechino per l’acquisto dei missili balistici Dong-Fen 21 (codice NATO CSS 5) e dopo aver acquistato, sempre dalla Cina, i missili Dong-Fen 3, con gittata massima di 3.300 Km, la monarchia assoluta islamica saudita ha intavolato trattative con il Pakistan per l’acquisto di testate nucleari e il governo di Islamabad certo non si lascerà pregare, semmai sarà ben lieto di cedere alcune delle sue testate a Riyad, così come, pur non essendo stato interpellato dai Paesi della Penisola Arabica alleati per bombardare i ribelli sciiti in Yemen, il Pakistan si è offerto di unirsi volontariamente con i suoi aerei per sostenere gli altri paesi sunniti.
Volete quindi che il Pakistan neghi delle testate nucleari all’Arabia Saudita?
Nel frattempo è iniziato un vero e proprio braccio di ferro che vede coinvolti l’Arabia Saudita, l’Iran e la Russia; il teatro è lo Yemen e escalation delle violenze che di ora in ora si susseguono nel piccolo stato meridionale della Penisola Arabica suggeriscono che si è aperto un nuovo fronte di quella guerra, che sta acquistando sempre di più i contorni di una guerra mondiale, voluta dagli USA contro Putin.
Questa mia sensazione è stata avvalorata quando, il I aprile, aerei da guerra F-15 con le insegne saudite hanno bombardato il consolato russo nella seconda città dello Yemen, Aden. Secondo un testimone di nazionalità russa, l’edificio che ospitava la sede consolare di Mosca è stata completamente distrutta e tutti i cittadini russi residenti in Yemen stanno lasciando il Paese.
Secondo fonti militari l’edificio che ospitava il Consolato Generale della Russia è stato completamente demolito per smantellare il centro di intelligence regionale dell’FSB che operava in collaborazione con l’intelligence iraniana.
Gli agenti iraniani che lavoravano nella struttura dell’FSB di Aden trasmettevano le informazioni ai comandanti Houthi (i ribelli sciiti yemeniti) e la loro attività di intelligence è iniziata, quasi certamente, dopo l’arrivo a Sanaa dell’iraniano Gen. Qassem Soleimani , comandante delle Brigate Al Quds, per dirigere l’offensiva dei ribelli sciiti contro l’Arabia Saudita.
Per quanto concerne la presenza dell’FSB, possiamo affermare che in tempi normali, la funzione delle spie russe sarebbe stata di semplice sorveglianza sulla navigazione attraverso lo Stretto di Bab el-Mandeb , il Mar Rosso, il Golfo di Aden e l’Oceano Indiano.
Ora riflettiamo un solo istante: se Arabia Saudita ed Iran, avessero già avuto le testate nucleari, quante possibilità avremmo avuto affinchè non le utilizzassero? E soprattutto, quali sarebbero state le conseguenze, considerato che gli obbiettivi sauditi sono legati alla Russia e gli obbiettivi iraniani sono legati agli USA ed a Israele?
Impiegato presso una nota multinazionale americana, ha avuto varie esperienze di dirigenza sia in campo professionale che in campo politico.
Scrive per Milanopost ed altre testate, soffermandosi soprattutto su Israele, Medio Oriente, Africa sahariana e subsahariana. Giornalista Freelance scrive più per passione che per professione.