L’INCOERENZA INDECENTE DI RENZI NEL CASO LUPI

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Milano 22 Marzo – Lupi se ne va “a testa alta” e questo non è il momento di sindacare e giudicare l’opportunità politica di una decisione drastica, presa sull’onda di una pesante pressione delle opposizioni e dei media, ma c’è, invece, da discutere sull’insistenza di Renzi, sulla sua subdola circonvenzione affinché il ministro decidesse di lasciare il ministero dei Trasporti. E rileviamo subito che Lupi non è indagato, non gli vengono addebitate colpe di corruzione o concussione, ma telefonate poco opportune e di dubbia etica comportamentale. Renzi ha voluto che si dimettesse, questa la verità. Con uno di quei calcoli che è strategia di potere, con la faccia di bronzo di chi vuole ignorare – e lo fa scientemente –  che nel suo governo sopravvivono in posti di prestigio, altri che, siccome sono del PD, non sono stati lambiti dalla sua volontà rottamatrice. Eppure per loro, sì, ci sono avvisi di garanzia a gò gò. Elenchiamoli per la cronaca: Francesca Barracciu, sottosegretario ai Beni culturali, accusata di peculato in un’inchiesta sull’utilizzo dei fondi destinati ai gruppi del Consiglio regionale della Sardegna; Umberto Del Basso de Caro, sottosegretario alle Infrastrutture, indagato per i rimborsi del Consiglio regionale della Campania; Vito De Filippo, sottosegretario alla Salute, indagato per i rimborsi nella Regione Basilicata; Giuseppe Castiglione, sottosegretario all’Agricoltura, sotto indagine per abuso d’ufficio e turbativa d’asta per gli appalti relativi alla struttura di accoglienza siciliana di Mineo, Davide Zoggia e Michele Mognato, deputati veneziani del Pd, indagati nel dicembre 2014 per finanziamento illecito. E vogliamo ricordare i parlamentari Pd del Lazio? Perchè nell’inchiesta sulle «spese pazze» del gruppo consiliare democratico alla Regione Lazio, nel periodo 2010-2012, sono indagati i senatori Bruno Astorre, Carlo Lucherini, Claudio Moscardelli, Francesco Scalia e Daniela Valentini e il deputato Marco Di Stefano, coinvolto anche in una seconda indagine, quella su una presunta tangente da 1,8 milioni di euro che avrebbe ricevuto, da assessore regionale, da due costruttori.

Dire due pesi e due misure è dire poco. Mai nessun anatema o invito a lasciare il velluto delle poltrone. Anzi in questi casi Renzi diventa super garantista. Una incoerenza indecente, che fa parte di un personaggio opportunista e senza vergogna, che fa parte di un partito che ha messo sotto i piedi la tanto strombazzata questione morale. Il Re Renzi, ormai, decide, sentenzia, decapita, politicamente s’intende, chi vuole. E non si capisce come mai la grande stampa stia solo a guardare.

Una domanda: ma che ci sta a fare, ancora, Ncd nel Governo?