Milano 15 Gennaio – Ammettiamolo: il motivo principale dell’uscita di scena di Napolitano è stata la stanchezza e, forse, una certa delusione nel constatare che le riforme, così a lungo caldeggiate e volute, sono praticamente incagliate su binari morti in una palude parlamentare contraddittoria, litigiosa e pasticciona. Non è dato sapere il giudizio che in cuor suo nutra nei confronti del Renzi rampante e autoritario, ma si possono immaginare i numerosi punti di non convergenza: troppo dissimili nella storia personale, nelle radici politiche, pur appartenendo allo stesso partito che, nel tempo, è diventato una melassa senza rigore, costruito intorno al mito di una persona che sa procacciare voti, ma con tante “correnti” che non è più comprensibile quale sia il “vento” propulsivo e legittimo del partito.
Se ne è andato dalla prigione dorata, anzi “doratissima”, visti i costi del Quirinale, perchè non ne poteva più. Sicuramente l’età, sicuramente la salute da salvaguardare, sicuramente il desiderio di vivere gli affetti in modo normale e quotidiano hanno inciso sulla decisione, ma trapela una volontà di stare, finalmente, fuori dai giochi spesso inconcludenti della politica attuale. E, mentre si sprecano gli encomi e gli articoli di elogio e le parole più usate sono “Super partes”, finalmente bisognerebbe anche dire che una parte consistente di cittadini italiani guardano la fine della “reggenza” Napolitano con un un sospiro di sollievo. Perchè complottare per delegittimare un Presidente del Consiglio come Berlusconi fino alle dimissioni, nominare quel Monti che ha dissanguato l’Italia, procedere alla nomina di altri due premier, Letta e Renzi, senza ricorrere al voto popolare sono comportamenti a dir poco discutibili. Vogliamo ammettere la buona fede? Concediamo pure che il momento storico è stato difficile e complesso, ma le decisioni prese da Napolitano non hanno fatto bene all’Italia, non hanno risolto i problemi economici per l’inadeguatezza dei premier nominati e non sono serviti alla tanto strombazzata pacificazione. Il conto delle omissioni volute, delle forzature costituzionali, delle scelte imposte dal partito d’origine, mettono in dubbio quel super partes, soprattuto nel secondo mandato.
Ora è il momento di eleggere il successore che dovrà, dice Renzi, essere super partes e se il nome di Prodi, di Bersani rappresentano l’intenzione potrebbe anche andare peggio.
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Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano