Seveso: vasche antiesondazione bloccate e cantieri fantasma

Milano

Il Patto tradito, Bresso e Senago ferme da mesi. Servirà un nuovo appalto 

Milano 21 Giugno – L’annoso e mai risolto problema delle esondazioni del Seveso sembra ancora una volta senza sbocchi risolutivi. Bloccati i cantieri, ricorsi e la storia infinita continua. Il punto sulla situazione attuale è un’inchiesta esemplare pubblicata dal Corriere e firmata da Pierpaolo Lio.

“I lavori per la vasca di Senago: fermi. Il progetto di un lago di contenimento nel parco Nord: bloccato ancora sulla carta. E un rapporto storicamente complicato quello tra Milano e le sue acque. Che prosegue anche oggi. Da una parte si sogna di scoperchiare i Navigli, dall’altra si fatica ancora a proteggere la città dalle bizze del Seveso. Il progetto di una rete di vasche che argini la furia del fiume che periodicamente s’abbatte sui quartieri della periferia nord arranca. Finora l’unica arma in più è stata il canale scolmatore appena potenziato proprio dalle parti di Senago, a cui si è ricorsi in più occasioni per deviare l’acqua in eccesso che avrebbe altrimenti flagellato Niguarda e dintorni.

Se ne discute da trent’anni, ma per arrivare a una soluzione definitiva alle esondazioni bisognerà rassegnarsi ad aspettare. E dire che le opere di Senago e del parco Nord erano considerate urgenti. Anche perché la prima — un doppio «lago» in un’area di i4ómila metri quadrati finanziato con 3o milioni di euro da Palazzo Marino e Regione ma sempre contestato dalla popolazione locale — secondo gli studi dimezzerebbe i rischi di «acqua alta» a Milano. Solo che le operazioni di scavo si sono subito fermate. E dopo uno stop che si protrae da quasi dieci mesi, con tanto di strascichi giudiziari, la ripresa dei lavori slitterà al nuovo anno, quando in teoria la vasca sarebbe dovuta essere pronta a fine 2018-inizi 2019. Si va infatti verso la rescissione del contratto con il raggruppamento d’imprese bergamasco formato dalla Artifoni e dalla Milesi che aveva vinto la gara. La decisione sarebbe stata già presa e dovrebbe essere ratificata nelle prossime settimane. «È in fase di definizione la soluzione del contratto», confermano dall’Aipo, l’agenzia interregionale per il fiume Po, responsabile del procedimento. A quel punto seguirà una nuova selezione, ma sarà a cavallo di Capodanno quando (se tutto fila liscio) sarà scelto il nuovo soggetto che avrà bisogno di ulteriore tempo prima di partire. Tutta colpa della terra: il piano economico finanziario prevedeva che le imprese potessero vendere il terriccio a una cava che l’avrebbe usato per realizzare il calcestruzzo. Un’estate fa, però, la sorpresa: la qualità del materiale, pur bonificato, non rispetta gli standard. E i conti non tornano più. Le aziende minacciano il passo indietro. Inizia un lungo braccio di ferro. La richiesta di riserve viene rispedita al mittente e così si arriva al ricorso. Ma i ritardi si sono accumulati fin dal primo momento. Si doveva partire a giugno 2015, ma la consegna dei terreni risale a ottobre 2016. Subito qualcosa va storto: la bonifica degli ordigni bellici va per le lunghe; c’è qualche intoppo con alcuni ritrovamenti; ci si mettono poi le interferenze con la rete fognaria e il cambio del codice degli appalti. Realizzato l’adeguamento del canale scolmatore, i lavori preparatori, la viabilità di cantiere, interventi sulla rete stradale della zona, il «canale di adduzione» alle vasche, manca ancora tutto lo scavo del doppio bacino artificiale.

Non va meglio qualche chilometro più a sud, ai margini di Milano. Anche qui, contro la vasca immersa nel parco Nord, si sono schierati in tanti. «Troppo vicino alle case», «devasterà l’area verde»: sono le accuse al progetto da 3o milioni, finanziati dallo Stato, che occuperà 38mila mq di parco. La resistenza alle proteste s’è infranta contro il ricorso alla presidenza del Consiglio dei ministri avviato dal confinante Comune di Bresso Milano un anno fa. Ed è da allora che tutto è congelato: Palazzo Chigi ha provato invano a trovare una conciliazione, ma da allora s’attende la pronuncia definitiva. Inutili i solleciti partiti dalla Regione (da fine 2014 il governatore ha ottenuto i poteri di commissario straordinario all’emergenza Seveso) in direzione Roma. E così che l’iter, già con alle spalle un abbondante ritardo (i lavori sarebbero dovuti iniziare prima a inizio 2016, poi a maggio 2017), s’è fermato al passaggio positivo in conferenza dei servizi, a giugno dell’anno scorso. Manca il via libera governativo per completare il progetto esecutivo, partire con la gara e infine con i 18 mesi di lavori che di sicuro sforeranno l’iniziale obiettivo di completare tutto all’alba del 2020. Le gare per la vasca di Lentate e gli interventi sulle aree golenali dovrebbe scattare nel prossimo autunno, mentre in quei mesi per l’invaso di Paderno Dugnano-Varedo saremo ancora alla fase di valutazione ambientale e conferenza dei servizi. Dopo le bonifiche dell’area ex industriale, la procedura di scelta dell’impresa è in agenda nella primavera del 2019.”

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