Milano 17 Marzo –Da vicino si sente ancora la puzza acida di plastica bruciata. L’auto che tre sere fa è andata in fiamme è ancora ferma al suo posto, sul margine estremo del perimetro delle Case bianche di via Salomone, sul lato opposto del parcheggio e del vicino parco Guido Galli. D’altra parte tra i palazzoni Aler l’incendio di una macchina non sembra destare sorpresa, apprensione e nemmeno troppi interrogativi sulle possibili ragioni di quel rogo palesemente doloso. «Ogni tanto succede», spiegano senza alcuna enfasi bambini, mamme, operatori sociali e religiosi. Forse un avvertimento, forse un regolamento di conti, forse quell’auto dava fastidio a quelli del giro della droga, impegnati ad aggirare le telecamere di sorveglianza. Non importa: se non hai un valido motivo per saperne di più, la buona regola che gli inquilini delle case bianche ripropongono come un mantra è «farsi gli affari propri». Ma mentre il calendario avvicina il giorno in cui proprio qui arriverà papa Francesco, qualche segnale di allarme è arrivato a graffiare i pensieri di molte tra le persone che da mesi si danno da fare per organizzare al meglio i vari momento della storica visita. Nelle settimane passate, infatti, è successo che mani ignote abbiano preso a sassate, infrangendoli, i vetri dello storico «Spazio anziani», al piano terra del civico 40, dove sono affissi diversi manifesti che annunciano l’arrivo del Pontefice. Ma è stato il secondo raid a far salire il livello dell’inquietudine: di nuovo sassi, di nuovo un vetro infranto. Questa volta il bersaglio è stata la cappelletta che ospita la piccola statua della Madonna in fondo al parcheggio, a ridosso della stazione dei carabinieri di via Zama. La mattina dopo, scoperta l’incursione, una signora ha deciso all’istante di portare via la Madonnina. Prima l’ha nascosta a casa e poi l’ha affidata al parroco di San Galdino per sottrarre a eventuali, ulteriori atti vandalici il simbolo vicino al quale lo stesso Papa si fermerà in raccoglimento sabato 25 sotto gli occhi di migliaia di abitanti della zona. Ora la statua è tornata al suo posto. «È stata una precauzione in attesa della riparazione del vetro della cappelletta», spiegano in parrocchia, dove c’è un gran movimento e tanto da fare proprio per i preparativi della grande giornata. L’allarme è rientrato. Anzi, qualcuno ritiene di poter collegare la doppia sassaiola a un gruppo di ragazzini, appena adolescenti, che sono stati pizzicati dopo settimane di spavalderie. È soltanto un’ipotesi, però il caso è chiuso. Archiviato come «ordinaria quotidianità» per le case bianche. Perché se anche questo non è un fortino della malavita, la gente del quartiere ha imparato da tempo a convivere con episodi simili. E tutti quanti, nel risalire alle origini del problema, approdano alla stessa parola: «Abbandono». In effetti, in trent’anni, nel grande caseggiato che ha sostituito la vecchia edilizia fascista della Trecca si sono stratificati molti problemi e sono sbocciate poche soluzioni. Il risultato è una situazione che assistenti sociali, poliziotti e preti non esitano a sintetizzare come «quella tipica di un quartiere popolare di periferia». Anche se i «giri grossi» non abitano qui, di droga — per esempio — ne circola. Anche per questo le cantine sono state chiuse, murate. Lo spaccio avviene altrove, compresi i porticati dalle pareti imbrattate da scritte e segni di bruciature. Tra i 474 nuclei residenti, ci sono anche famiglie dal passato piuttosto pesante. E poi c’è un discreto racket degli appartamenti che genera un turnover di abusivi che complica lo scenario. Ma è anche vero che in mezzo a questi blocchi di cemento (e amianto) è fiorito un ampia gamma di attività di volontariato. La Caritas e la cooperativa La Strada sono presenze storiche, la dirimpettaia parrocchia è una fucina di attività, l’appartamento in cui vive un gruppo di Piccole sorelle di Gesù è un frequentato punto di riferimento anche per famiglie musulmane. «Occorrono interventi decisi: sulle case, sulle condizioni di vita delle persone, sul capitale sociale che comunque c’è e va valorizzato — spiega Paolo Larghi, presidente della Strada — . Perché il degrado del quartiere, delle case, dei luoghi, coincide con il degrado delle relazioni, della fiducia reciproca, della sicurezza e della legalità, delle condizioni generali di vita, delle prospettive di lavoro e di crescita per i giovani». Adesso arriva il Papa. E si vede. Anche se sono stati bloccati gli imbellettamenti di circostanza ai palazzoni, da giorni sono in corso piccoli interventi a colpi di pennelli e vernice, suture alle infiltrazioni che alimentano eterne pozzanghere proprio là dove papa Francesco camminerà per andare a trovare tre famiglie. E se gli ascensori — come spesso capita — non funzioneranno si renderà conto anche di questa piccola ingiuria quotidiana subita dalla gente di qui. «La visita del Papa non cambierà certo questa situazione — commenta ancora Paolo Larghi — ma è un messaggio che contribuisce a riaffermare che c’è la possibilità di prendersi cura delle persone e di queste periferie». Anche l’apparato di sicurezza è al lavoro. Si stanno sigillando i tombini, disponendo transenne pronte a chiudere il parco Galli e l’intera via Salomone e ogni giorno si vedono squadre di uomini eleganti scendere da auto scure. Persino la Gendarmeria vaticana ha fatto il suo sopralluogo. Un movimento quotidiano che disturba i traffici. I ras locali che mandano segnali di insofferenza. Ma niente che possa impressionare il Papa che viene dalle villa miseria di Buenos Aires.(Corriere.it)
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