Belpietro “ Le banche d’ affari e i grandi speculatori, con Renzi guadagnano a mani basse”

Attualità

Milano 15 Ottobre – Provate a immaginare che cosa sarebbe accaduto se la Banca d’ Italia, la Corte dei conti e perfino l’ Ufficio parlamentare di bilancio avessero bocciato la manovra finanziaria di Silvio Berlusconi. Come minimo i giornali avrebbero riempito le prime pagine di editoriali allarmati e gli strilli delle opposizioni sarebbero stati tali da farsi sentire fino a Bruxelles. La Ue si sarebbe mossa pretendendo verifiche sulla solidità del sistema Paese e lo spread sarebbe schizzato alle stelle, con tutto ciò che ne consegue, dimissioni del premier comprese.

Invece, con il governo Renzi l’ istituto di vigilanza di via Nazionale scrive che le previsioni di bilancio sono troppo ottimistiche, la Corte dei conti precisa che la finanziaria fa acqua da tutte le parti e l’ Ufficio parlamentare di bilancio certifica che la manovra non ha copertura per circa 9 miliardi e non succede niente. Anzi, no: qualche cosa succede. Il Parlamento china la testa e vota la manovra ignorando gli avvertimenti, come se invece dei principali istituti di controllo del Paese avesse parlato l’ usciere di Palazzo Chigi.

Lo confesso, ho aspettato una reazione di Montecitorio o di qualche organismo che avesse titolo per dire qualche cosa. Al contrario, nessuno ha aperto bocca. Anzi. Il presidente del Consiglio non solo ha irriso alla Camera il capogruppo di Forza Italia, ironizzando sulla mancata assegnazione del Nobel per l’ economia a Renato Brunetta, ma ha potuto fare spallucce di fronte alle critiche degli enti di sorveglianza.

Stesso atteggiamento, pur se in tono meno sprezzante di quello usato dal premier, è stato manifestato dal ministro dell’ Economia Pier Carlo Padoan. Per entrambi, infatti, gli appunti di Banca d’ Italia, Corte dei conti e Ufficio parlamentare di bilancio paiono essere chiacchiere da non tenere in alcun conto.

Abbiamo delle authority di controllo, alcune delle quali costano un occhio della testa come ad esempio la Banca d’ Italia, ma di fronte alle loro contestazioni il governo può fare spallucce. Se dovessimo stare ai fatti, ossia alla noncuranza manifestata dal governo, dovremmo affrettarci a chiudere sia gli uffici di via Nazionale che quelli dei giudici contabili, spedendo a casa pure i ragionieri che alla Camera e al Senato sono chiamati per legge a verificare la congruità dei bilanci di previsione dell’ esecutivo. In tal caso avremmo un risparmio superiore a quello sbandierato da Matteo Renzi per convincere gli italiani a votare la riforma della Costituzione.

Altro che 50 milioni: chiudendo le authority avremmo guadagnato molti milioni in più. E forse è proprio ciò a cui punta il presidente del Consiglio. Liberandosi degli ultimi controlli che gli enti dello Stato esercitano su di lui, e soprattutto sulle conseguenze economiche delle scelte del suo governo, il presidente del Consiglio avrebbe mano libera per fare come gli pare.

Già ora non sembra avere alcun contraltare che gli impedisca di scassinare i conti degli italiani, ma senza le obiezioni degli organismi preposti a vigilare sulla copertura delle misure adottate, le manovre di Palazzo Chigi potrebbero essere ancora più spericolate di quanto non siano già.

Il che non è poco, perché scorrendo le cifre della manovra si scopre che l’ anno prossimo l’ indebitamento netto tendenziale salirà di quasi 43 miliardi: 27 per effetto delle misure adottate e per gli interessi, 15 per la sterilizzazione dell’ aumento dell’ Iva.

In pratica, lungi dall’ aver disinnescato la mina dell’ incremento dell’ imposta sul valore aggiunto, Renzi semplicemente ha trasformato in debito la clausola di salvaguardia. Risultato, con la finanziaria appena varata, l’ anno prossimo avremo un debito che si avvicinerà nel complesso ai 2.300 miliardi di euro, ossia oltre 400 miliardi in più rispetto al 2011, ultimo anno del governo Berlusconi.

Le cifre da sole bastano a far capire l’ imbroglio di questi anni. Il Cavaliere fu costretto alle dimissioni a causa dell’ indebitamento elevato del Paese. Renzi, al contrario, viene portato in palmo di mano nonostante alla fine del prossimo anno avrà contribuito a far aumentare il debito di circa 200 miliardi.

Forse qualcuno si domanderà perché, nonostante questi risultati, la finanza internazionale continui a scommettere su Renzi, contribuendo a tenere basso lo spread. La risposta è semplice.

Le banche d’ affari e i grandi speculatori, con l’ attuale presidente del Consiglio guadagnano a mani basse. Incassando laute commissioni sulla ristrutturazione degli istituti di credito e con le emissioni di titoli del debito pubblico a tassi superiori a quelli degli altri paesi. Per i caimani della finanza Renzi è il miglior investimento possibile. Non è un caso che votino tutti Sì al referendum sulla riforma della Costituzione.

Maurizio Belpietro (La Verità)

 

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