Tarantasio e il Biscione Visconteo

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Milano 10 Ottobre – Narra una leggenda che nella zona a sud di Milano, approssimativamente verso Lodi, o forse un filo più a nord, comunque tra il bacino del fiume Serio e quello del fiume Adda, in un’epoca antica non ben definita, forse durante la preistoria, forse in periodi molto più recenti, esistesse un grandissimo lago, il più grande di tutta l’attuale Lombardia, noto come “Gerundo”, “Geroso” o, più impropriamente, “Gerundio”.

Il nome, secondo gli studiosi, potrebbe richiamare la “gera”, cioè la ghiaia, ma anche questo è tutt’altro che certo. L’ipotesi più probabile è che, più che un lago, il Gerundo fosse un’ampia zona paludosa e ricca di torbiere.

Le leggenda, però, parla proprio di un grande lago.

In esso, sempre secondo la versione leggendaria, viveva un mostro, una sorta di drago o di grande serpente, chiamato Tarantàsio o anche Tarànto, la cui esistenza sarebbe testimoniata dal toponimo “Taranta”, una frazione di Cassano D’Adda.

Tarantasio si dice fosse terribile, il terrore di tutta la zona: spaventava le popolazioni locali quando dovevano recarsi ad attingere acqua dal lago e prediligeva divorare i bambini. A volte, sembra, bastava il suo alito pestilenziale per uccidere, oppure, secondo altre versioni, il suo alito causava delle particolari febbri che risultavano comunque letali. Per altri ancora, il mostro era in talmente potente da poter affondare con facilità le barche che navigavano sul Gerundo.
Secondo un naturalista cinquecentesco, che a quanto pare credeva all’esistenza di Tarantasio, il mostro sarebbe appartenuto al genere della “viverne”, cioè draghi serpentiformi con due ali e due zampe.

Come tutti sanno, del lago Gerundo oggi non c’è più traccia; visto che, probabilmente, si trattava di una zona paludosa o di uno specchio di acqua salmastra poco profondo, l’ipotesi più accreditata è che sia stato eliminato con una serie di bonifiche a partire dall’anno mille e ad opera di alcune comunità monastiche.

E, si dice, San Cristoforo, protettore dei viaggiatori, compresi i barcaioli, durante l’opera di bonifica, sarebbe riuscito a fare ciò che nessuno era mai riuscito a fare prima, cioè uccidere il terribile Tarantasio, liberando le popolazioni da quel terribile incubo. Oppure, secondo un’altra versione, l’intercessione di San Cristoforo, protettore delle acque, consentiva di salvare i bambini dalle scorribande del mostro e falle febbri pestilenziali prodotte dai suoi miasmi infernali.

Ma c’è un’ipotesi ancor più suggestiva e che riporta in modo più stringente alla storia della città di Milano: infatti, secondo questa versione, che poi è la più diffusa, a liberare le popolazioni vessate dal mostro sarebbe stato niente meno che l’eroico Umbero Visconti, il fondatore del nobile casato che avrebbe poi soppiantato i Della Torre alla guida della città durante l’epoca della signoria.

Umberto, si dice, avrebbe ucciso Tarantasio a Calvenzano e il suo intervento
sarebbe testimoniato proprio dallo stemma nobiliare del casato, che rappresenta un serpente – o una drago serpentiforme, se si preferisce – che inghiotte un bambino.
Per cui, lo stemma gentilizio di Milano, meglio conosciuto come “biscione visconteo”, che oggi troviamo, giusto per fare qualche esempio, nel logo di una noto e storico marchio di automobili meneghino, in quello di una famosa compagnia di assicurazioni (in cui, però, il bambino in bocca, è stato sostituito da un fiore, per ingentilire un po’ l’immagine) o, ancora, in quello di una delle due squadre di calcio della città, altri non rappresenterebbe che Tarantasio.

Ma non solo, il drago a Milano è un simbolo tuttora molto diffuso, anche le note fontanelle verdi, note appunto come “draghi verdi” (o vedovelle), hanno il beccuccio da cui esce l’acqua a forma di frago e una rappresentazione di Tarantasio è presente perfino sull’esterno del Duomo (che, non a caso, fu voluto, nelle forme gotiche e neogotiche in cui lo conosciamo, proprio da Gian Galeazzo Visconti), in uno dei bassorilievi che si possono osservare guardando il portale centrale sulla sinistra.

Infine, una curiosità: probabilmente, le morti, specie di bambini, che si verificavano nelle paludi identificate poi come Lago Gerundo erano dovute all’aria insalubre del luogo e, in particolare, alle fuoriuscite di gas dal terreno costituito da depositi alluvionali. Negli anni cinquanta del secolo scorso fu anche trovato un importante giacimento di gas naturale e l’Ente Nazionale Idrocarburi ideò come logo per l’Agip un cane a sei zampe che sputa una fiammata ispirato proprio a Tarantasio.

2 thoughts on “Tarantasio e il Biscione Visconteo

  1. Ha mai approfondito un possibile legame tra Tarantasio è la Tarasca (stessa radice) mostro leggendario che spaventava la città di Tarrascona?

  2. Si dovrebbe parlare sapendo almeno la geografia il lago era situato a lodi tanto che il Barbarossa vi collocò il castello e sotto di esso esiste ancora un parco giochi nella cui aria giochi era raffigurato il drago.
    Per quanto riguarda la leggenda si continua a negare l’evidenza…la rivalità insita tra le 2 città e le invasioni portarono molto probabilmente i visconti ad appropriarsi di un simbolo non loro se non per il fatto che il biscione mangio il figlio dei visconti

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